MARIA NOSTRA REDENTRICE CON GESU’

affresco dipinto da Gianfranco Battistella per casa privata su muro fronte Via Cavour – Jerago

Nell’ora della croce il Vangelo indica la presenza di Maria. E’ appena un breve accenno, ma basta per farci capire quali profondità nasconde. Era impossibile che in quel momento Maria non sapesse tutto di suo Figlio. In quell’ istante si rivela la grandezza della sua fede.

Il mistero della vergine durante la passione sta nell’essere la più forte di tutti: più forte degli apostoli che pure erano uomini. Non mi piacciono molto le immagini della Passione che rappresentano Maria annientata, singhiozzante, come una donna affranta dal dolore.

Niente, nel Vangelo, ci autorizza a pensare così: anzi, ci dice che ella “era in piedi”. Maria aveva corrisposto in modo meraviglioso, un giorno dopo l’altro, all’opera compiuta da Dio nella sua anima; il Signore  non aveva bisogno di fare cose straordinarie perché la fede e l’amore di sua Madre raggiungessero grandezze che sono sempre superiori alla nostra fede ed al nostro amore.

 

La fede della Madonna è arrivata al suo culmine al momento della Passione. E’ proprio allora che si  verifica un altro mistero: poiché il figlio sta per morire, termina anche la sua missione come Madre di Gesù in terra. Allora che cosa può dare ancora a suo Figlio? Non ha più niente da dargli. Ma è accaduto in lei un fatto immenso, perché vedendo il proprio Figlio, come madre, non può non sperimentare il massimo della sofferenza specialmente se lo vede morire non di morte naturale ma giovane e martoriato. 

 

Noi sappiamo benissimo che se la prova più grande di amore è quella di donare la vita per quelli che si amano, la più grande sofferenza è anche la massima prova di amore. E Dio l’ha condotta fino a quel punto perché potesse dare la più grande prova di amore. Era troppo intimamente legata a suo Figlio perché non ci fosse anche un mistero di collaborazione: infatti l’amore spinge anche ad operare insieme. Il “tipo” di lavoro che suo Figlio compiva allora per la  redenzione del mondo le consentiva per la prima volta una collaborazione piena, Maria ha sperimentato fino all’intimo del suo essere la sofferenza che era la sofferenza redentrice. E siccome è certo che essa, a questo punto, conosceva perfettamente la missione di suo Figlio, è facile capire il posto unico che occupa nella redenzione delle anime: vi è entrata in piena lucidità di fede attraverso un dolore che è il culmine, l’apice della sofferenza di una Madre.

 

***

 

Proviamo a pensare come si riflettevano le parole di Gesù sulla croce nel cuore della Madre:  “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

“Se mio Figlio dice questa cosa, il mio cuore non può che essere come il suo. Non posso condannare ma solo amare, perdonare coloro che lo stanno martoriando”.

“Oggi verrai con me in paradiso”.

“Se mio Figlio dice così non posso che portare anche nel mio cuore tutti coloro che agiscono male, sono chiamata anch’io ad essere paziente, mantenere la speranza fino alla fine della vita anche per coloro che umanamente condanneresti perché li giudichi cattivi.

Mio Figlio li ha amati, li ama. Io, Maria, non posso che amarli, essere paziente, mantenere la speranza nella loro vita”.

 

Madre di Gesù, madre di tutti gli uomini, madre mia…

Donami il cuore di Gesù, donami la magnanimità, la grandezza del tuo cuore di mamma che rispecchia pienamente il cuore di Dio che è sempre instancabilmente Padre.

 

Don Angelo

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