Mons. Francesco Delpini: una memoria nella Chiesa

Pubblicato su Un popolo in Cammino – anno 1989

“La Madonna Assunta in cielo, ha voluto che celebrasse accanto a lei la Sua festa il Suo servo fedele, che per tanti anni, nel Duomo di Milano, aveva celebrato qui sulla terra la solennità della Sua Assunzione”.

Con queste parole il Cardinal Martini ha voluto iniziare il ricordo del defunto Mons. Francesco Delpini, stroncato dopo tre giorni di improvvisa malattia, la sera della domenica 13 agosto.

Riesce difficile tratteggiare la figura del compianto e affettuoso concittadino di Jerago che ha fatto dono della sua vita nel silenzio e nel nascondimento. Un quadretto appeso alla parete dell’ingresso della sua casa ricorda “che il rumore non fa bene, e il bene non fa rumore”.

Così egli ha sempre condotto la sua vita in un servizio umile e obbediente con competenza e prontezza, nella più completa obbedienza ai suoi superiori e con una fedeltà e coerenza non comuni.

Jerago tutta lo ricorda con riconoscenza non solo per quanto egli ha fatto come maestro ed educatore per i giovani dell’Oratorio nei primi anni del suo ministero sacerdotale, ma per la continua ed affettuosa attenzione a quanto è accaduto qui e ai bisogni dei parrocchiani che a lui si sono rivolti.

Egli aveva studiato presso la Famiglia dei Tommasini al Cottolengo, poi aveva concluso la sua preparazione al sacerdozio presso il Seminario diocesano. L’ordinazione ebbe luogo il 26 maggio 1934 per mano del Card. Schuster e celebrò la prima Messa tra i suoi cittadini il 27 maggio.

Pur desiderando di essere inviato in una Parrocchia, fu però destinato a proseguire gli studi a Roma per insegnare diritto canonico nei seminari diocesani. A Roma conseguì “Magna cum laude” la laurea della quale più tardi si aggiunse quella di giurisprudenza, ottenuta brillantemente presso l’università Cattolica di Milano.

Nel 1949 fu nominato pro cancelliere della cura arcivescovile, carica che lasciò nel 1960 per assumere quella di difensore del Vincolo presso il tribunale ecclesiastico regionale e diocesano per le cause matrimoniali.

Diventò Canonico Onorario del Duomo, fu in seguito arcidiacono e da ultimo vicario episcopale per la vita religiosa femminile.

Al di là però di questi cenni, chi ha conosciuto Mons. Delpini ama ricordarlo per la sua semplicità, il suo linguaggio ispirato all’evangelico “Sì, sì – No,no”, la sua obbedienza alla volontà dei superiori, la sua disponibilità, il suo grande affetto paterno verso quanti hanno avuto con lui relazione.

In lui si può ben intravvedere la realizzazione della paternità spirituale che in ogni sacerdote il popolo di Dio ha bisogno di trovare.

Per sé non voleva nulla, mai che si lamentasse; suo grande desiderio era di non dare fastidio o incomodo a nessuno e così anche se ne è andato, improvvisamente, forse ottenendo per grazia della Madonna quella “buona improvvisa morte” che nella preghiera, alla quale era sempre assiduo e fedele, aveva sempre domandato.

Don Angelo 



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