Il nostro tempo, ma ogni tempo, sembra tal volta dare valore solo a ciò che è temporaneo e passeggero e gli uomini di ogni tempo esprimono questo atteggiamento in diverse forme di possesso.
Il possesso di sé, ossia la superbia,
porta la lotta per il successo, per emergere, per essere amati e ammirati e finalizza tutto alla propia gloria distruggendo: affetti, amicizie, incontri.
Ci si costruisce una immagine di sé, un sogno a cui si sacrifica tutto e che, non viene raggiunto, ma lascia nell’amarezza o nella disperazione.
La brama di possesso degli altri, è l’invidia
Nasce dal desiderio di essere l’altro, essa rende infelice se stessi e gli altri.
La brama di possesso delle cose, è l’avarizia,
cercando il compimento di sé nelle cose si finisce schiavi di esse, ma l’idolatria come sappiamo non può mantenere le sue promesse.
Eppure queste forme di possesso sono segno che l’uomo è alla ricerca dell’immortalità perché è fatto per un amore che pur vivendo e bruciando non si consuma, come il roveto ardente sul monte Oreb. (Pio IX parla della Madonna come di un roveto ardente).
Chi ci garantisce che il cristianesimo non è un sogno bello ma irrealizzabile, che non è un’utopia e che la Comunione vissuta non è un ideale sempre travolto dall’individualismo e dall’egocentrismo permanentemente risorgenti?
Ce lo prova Maria. Fu Lei, primizia ed immagine della Chiesa, segno di consolazione per il popolo pellegrino sulla terra, l’incorruttibilità e frutto di obbedienza:
dal “ Sì “ detto all’angelo, al “ Sì “ quotidiano detto a Giuseppe, al “ Sì “ della fuga in Egitto, al “ Sì “ del giorno in cui Cristo Gesù ha lasciato la casa, al “ Sì “ sotto la croce, al “ Sì “ dell’accettazione di Giovanni e in lui di tutti noi.
Come dice Charles Peguy “ Se il figlio ha portato tutti i peccati, la madre ha portato e porta tutti i dolori” dalla sua obbedienza, la sua umanità è rifiorita, come una rosa, come un albero pieno di fiori e frutti, pieno di grazia.
In Maria, la nuova umanità non è più solo una promessa, ma una realtà:
dall’uomo corruttibile e corrotto dalla superbia, dall’invidia, dall’avarizia, nasce l’uomo incorruttibile dalla obbedienza, dalla povertà, dalla verginità.
