“AVE CRUX SPES UNICA”
“TI SALUTO O CROCE DELLA SPERANZA”

Pubblicato su Un popolo in cammino – settembre 1996
64 anni fa il Beato Cardinal Ildefonso Schuster consacrava la Chiesa nuova di S.Giorgio.
La Croce, mistero della Passione del Signore Gesù, rivelazione dell’Amore misericordioso di Dio Padre della Sua fedeltà nei confronti dei Suoi figli.
Essere veri di fronte a questo Amore, significa accettare la propria responsabilità: significa sopportare la propria vergogna ed il peso del proprio delitto:
“un penitente è un Signore non troppo fiero di sé, non troppo fiero di quello che ha fatto…
Un penitente è un signore che ha vergogna di sé e del proprio peccato, di ciò che ha fatto;
e che vorrebbe rintanarsi
e soprattutto non vorrebbe averlo mai fatto,
mai,
nascondersi, salvarsi dalla faccia di Dio”
Non è forse questo il gesto dei nostri progenitori subito dopo la caduta?
Tuttavia una delle tentazioni che perseguita il peccatore, assalito dai rimorsi, è lo scoraggiamento, talvolta, la disperazione.
Quando l’uomo costata di ricadere sempre nelle medesime colpe e che il peccato è radicato nell’intimo del suo essere, allora corre il pericolo di perdersi d’animo, di evitare la confessione e la penitenza, di chiudere il cuore alla speranza ed alla salvezza. Dopo il peccato di ribellione e di ira, non c’è male maggiore del peccato di disperazione:
“Il secondo peccato carnale, figlia mia, il maggior peccato che sia mai accaduto,
quando il Signore viene meno nel cuore,
è il peccato di disperazione”.
La vera contrizione è frutto dell’umiltà; la disperazione è frutto dell’orgoglio o di una falsa umiltà.
L’orgoglioso trova difficile ammettere la propria colpa, dar ragione a Dio contro se stesso. Talvolta rivanga le proprie colpe e si scatena scioccamente contro se stesso. Non può ammettere di aver offeso Dio; soffre terribilmente di non essere quel personaggio che avrebbe voluto diventare ai suoi occhi e agli occhi del mondo.
Dio non ama chi rimesta e rumina, alla sere, tutte le colpe del giorno invece di affidare la sua anima al Signore ed abbandonare il passato alla misericordia di Dio.
E quanto spesso siamo così noi stessi e siamo perciò, così con tutti gli altri ?
“ E voi, infine, che siete nel vostro letto. Che cos’è che chiamate esame di coscienza, fare il vostro esame di coscienza, se non pensare a tutte le sciocchezze che avete commesse nella giornata, se non ricordare tutte le sciocchezze che avete commesse nella giornata con un sentimento di compunzione?” Accetto la vostra penitenza. Siete brava gente, bravi figlioli.Ma se intendete rimestare e ruminare la notte tutte le ingratitudini del giorno, tutte le passioni e tutte le amarezze del giorno e volete tenere un registro perfetto dei vostri peccati, di tutte quelle sciocchezze e di tutte quelle stupidaggini, no, lasciate che tenga io il libro del Giudizio. Forse ci guadagnerete.
Dio è Amore. Dio è Padre. Soltanto lui sa riprendere dolcemente il peccatore ed unire la vera dolcezza alla vera fermezza. Chi considera la propria miseria senza alzare gli occhi a Dio, Padre delle Misericordie, chi considera la propria miseria senza alzare gli occhi a Cristo in Croce, segno visibile delle misericordie di Dio, cade nello scoraggiamento.
Per questo la conoscenza di sé non deve mai essere separata dalla conoscenza di Dio e viceversa.
La vera umiltà, per quanto profonda, non agita e non turba l’anima; la distende e la riempie di confidenza e di pace. Infatti, se il peccato mostra la debolezza e l’ingratitudine dell’uomo, il perdono prova la potenza dell’amore di Dio. La liturgia ha condensata questa verità in una formula molto giusta:
“Deus, qui omnipotentiam tuam parcendo maxime, et miserando manifestas:
Signore, soprattutto nella misericordia e nel perdono, manifesti la tua potenza”
“Nel meccanismo spirituale, le peggiori angustie, bassezze, delitti, turpitudini,, il peccato stesso, sono precisamente i punti di articolazione delle leve della grazia. E’ là che essa lavora. E’ là che trova il suo punto in ogni peccatore. E’ là che fa leva in questo punto doloroso. Abbiamo visto salvare i maggiori criminali. Per mezzo del loro delitto. Per il meccanismo, per l’articolazione del loro delitto”.
Perciò Dio non abbandona mai l’uomo nel suo peccato. Lo tormenta e lo sollecita con la sua grazia, pur rispettando la libertà umana perché
“ i cuori dei peccatori non si prendono con la violenza”.
La creazione del mondo è un atto di potenza e di amore; la rigenerazione dell’uomo è anch’essa un atto di potenza e di amore.
Pr Dio, perdonare non significa dimenticare, passare su ciò che è stato fatto, ma
Ricreare il cuore umano
Farlo entrare nella santità di Dio,
farlo entrare nella famiglia del Padre.
Perdonare significa
Rendere all’uomo un’anima nuova
Dare all’uomo un cuore bambino.
Se il peccatore dopo le sue cadute, non si chiude in se stesso, ma si rivolge a Dio con un atto di confidenza totale, se distacca il suo sguardo da se per dirigerlo al Padre attraverso
LA CROCE DI CRISTO,
è sicuro di rinascere alla vita.
La vera contrizione si espande in un clima di Speranza.
“TI SALUTO O CROCE UNICA SPERANZA”.
Questo è il richiamo che ci viene nel ricordo della Consacrazione della nostra Chiesa. Richiamo di speranza nell’abbandono alla bontà della misericordia del Padre.
Don Angelo
