LA SANTA MESSA CONOSCERLA E VIVERLA

Pubblicato su Un popolo in cammino – anno 1993 

L’assemblea si raduna per fare memoria del suo Signore

Preghiera

“O Dio che in questo memoriale sacramento ci hai lasciata

La memoria della tua passione; concedi a noi che, celebrando 

il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, sentiamo

sempre in noi il frutto della tua redenzione”.

Lettura

“Il signore Gesù nella notte in cui veniva tradito prese del pane

ed avendo reso grazie, lo spezzò e disse: -” questo è il mio Corpo

dato per voi: fate questo in memoria di me.

Alla stessa maniera, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo:- questo calice è la nuova Alleanza nel mio Sangue; fate questo tutte le volte che ne berrete in memoria di me. tutte le volte, infatti, che mangerete questo pane e berrete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore fino a che egli ritorni”. 

Riflessione

Continuando le riflessioni precedenti sulla S. Messa come memoria del Signore, dopo aver visto brevemente il cammino storico della parola e della celebrazione in mezzo al popolo d’Israele, fino alla Pasqua di Cristo, fermiamo ora l’attenzione sulla parola chiave che stabilisce il rapporto tra una Pasqua e l’altra, cioè tra quella ebraica e quella di Cristo.

 

Come la Pasqua antica era memoria della liberazione d’Israele, attesa della liberazione messianica, così la Pasqua di Cristo, celebrata dalla Chiesa, è perenne memoria della redenzione, liberazione e salvezza operata da Lui e, al tempo stesso, annuncio, anticipo della completa e totale vittoria di Cristo e della Pasqua perfetta dell’intera umanità.

 

Resta, però, la difficoltà principale: la parola memoria per noi non è di facile comprensione; dobbiamo, quindi, chiarificare ulteriormente in ordine all’uso che ne ha fatto Gesù.

La memoria come attuazione totale

Abbiamo già avvertito sopra che la memoria biblica è sempre legata ad un fatto concreto, storico, espresso con un’azione dei segni visibili. In questo senso anche Maria poteva dire che Dio “si è ricordato della Sua Misericordia” ( Lc.1,54 ), dove, “ricordare” indica un fatto, un evento, un reale intervento divino. Anche Gesù, usando lo stesso termine familiare ad ogni giudeo, indicava il compimento di un fatto oggettivo. Anzi, in lui la memoria biblica raggiunge una totale pienezza di significato concreto e di efficacia.

 

Secondo il testo di S. Paolo che abbiamo riportato sopra, ed anche quello degli Evangelisti, l’ordine di Gesù suona esattamente così: “Questo fatelo come il mio memoriale”, come dire: “Questo che ho fatto io fatelo come il mio memoriale”. Nella Pasqua antica il pane e il vino erano segni che si collegavano soltanto all’esodo dall’Egitto; in quella di Gesù sono, invece, segni effettivi della sua reale presenza e del suo “passaggio”. Dice, infatti, Gesù: ” Questo è il mio Corpo dato per voi “; ” questo è il mio Sangue sparso per voi “. Gli Apostoli dovranno fare proprio ciò che ha fatto Lui: ripetere i suoi gesti e porre gli stessi segni, al fine di rendere perennemente attuali nella storia del mondo quelle realtà contenute nei suoi gesti ed espressioni nei segni posti da Lui.

 

La memoria fatta dalla Chiesa diventa, quindi, compimento, realizzazione, attualizzazione reale, oggettiva e completa di quanto compiuto quella sera da Cristo. Così gli Apostoli e la Chiesa hanno costantemente inteso le parole di Gesù . Pertanto il contenuto della nuova memoria è qualcosa di assolutamente unico e supera quella antica, perché è Cristo stesso, concretamente e personalmente presente. Una memoria viva possibile solo a Dio. 

Celebrando la memoria

A questo punto siamo in grado di precisare che cosa sia la S. Messa.

La risposta è la seguente: la S. Messa è il compimento, la resurrezione ed attuazione di quanto Cristo ha compiuto nella Sua Ultima Cena pasquale. Attualizzazione perfetta e viva che permette un rapporto vivo e personale con il mistero della salvezza. Riuniti intorno all’altare, mentre pensiamo al Signore, ne ripetiamo, per sua volontà, i gesti e le parole sulla realtà del pane e del vino. Il mistero si rinnova, si rende attuale, con una concretezza viva e piena.

Perciò non è esatto affermare che si va a Messa per pregare o anche per ascoltare la parola di Dio. A Messa si fa anche questo, come lo si fa in altre celebrazioni liturgiche, ma si fa anche molto di più : la S. Messa è un’azione sacra mediante la quale si fa presente, si attualizza l’opera della salvezza compiuta da Cristo con la sua morte e resurrezione, la quale viene ripresentata a Dio, perché in vista della morte del Suo Figlio rimetta i nostri peccati e ci salvi. Memoria, quindi, per noi che rinnoviamo ed attualizziamo il mistero, una memoria anche per Dio che in vista del Figlio morto e risorto si “ricorda” di noi.

Vivere la S. Messa

La continua celebrazione della memoria dovrebbe far sì che i cristiani si trasformino in memoria vivente, importatori, in testimoni vivi del Cristo morto risorto.

 

Il Battesimo li ha immersi nella morte e resurrezione del Signore; da quel giorno il rapporto con quel mistero è divenuto lo stato, la condizione di vita di ogni credente. La sua celebrazione, quindi, è una esigenza vitale. È il battesimo, prima delle leggi ecclesiastiche, che reclama tale celebrazione.

 

Si parla di testimonianza; ma che cosa dovrebbe testimoniare chi crede e partecipa alla S. Messa? La risposta è data di continuo con una totale validità, oltre che il rito, anche per la vita: ” Annunciamo la Tua morte…” In tempi di materialismo e di ricerca di piaceri come i nostri, la Santa messa dovrebbe riproporre sempre i veri termini del messaggio di salvezza.

S.Tommaso, nella quinta strofa di quel mirabile inno che inizia con le parole “Adoro Te devote”, chiede come il più grande e più insistentemente ricercato frutto della celebrazioni e la venerazione dell’Eucaristia  lo “spirito del ricordo”, cioè, l’abitudine a pensare e ricordare la morte del Signore in ogni momento della vita: ” O memoriale della morte del Signore, fa che la mia mente viva di Te, assapori Te.”

 

La nostra partecipazione alla S. Messa è veramente la sua presenza viva per noi? Occorre confrontare la nostra vita quotidiana con il mistero del dono gratuito che Gesù ha fatto di se stesso per la salvezza di ogni uomo!

Non si è messo a lamentarsi con il Padre per i nostri dispetti, per i nostri rifiuti nei suoi confronti, non si è vendicato, non ha accusato, non ha preteso di giudicarci lasciando questo compito al Padre, ma semplicemente ci ha amati donando il Suo Corpo e il Suo Sangue.

 

Frutto della partecipazione alla S. Messa dovrebbe essere la trasformazione del nostro cuore nel Suo cuore. Se giudichiamo, immaginiamo, condanniamo, siamo molto lontani da Cristo.

E allora diventi, l’atteggiamento, implorazione, preghiera:

 

DONACI LA FORZA E LA DOCILITÀ DI SEGUIRTI E L’UMILTÀ DELLA NOSTRA INCAPACITÀ E DELLA NOSTRA FRAGILITÀ.

 

Con affetto 

Don Angelo



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