
Pubblicato su Un popolo in cammino – novembre 1991
Perché ho usato il termine “Memoria” e non la parola “Ricordo”?
Noi facciamo ogni giorno nella santa Messa “memoria” della morte e resurrezione di Gesù. Sappiamo che il Signore è tra noi, è con noi! Dunque non è un semplice “ricordo” legato ad un passato che non ritorna più, ma una presenza viva tra noi ed in noi, una presenza che dialoga con la nostra esistenza, che incide, che cambia ancora la nostra vita di oggi. Così i nostri defunti devono essere una “memoria”, cioè una presenza viva nel nostro “oggi”.
Mi colpiscono sempre la “monizione” che il sacerdote dice nella casa del defunto dopo la recita del Santo Rosario. La liturgia pone sulle labbra del prete queste parole:
“Nella fede che ci dona di guardare con animo sereno al mistero della morte come ritorno alla casa del Padre, imploriamo la misericordia divina per il nostro fratello (o) per la nostra sorella a noi sempre unita nella Comunione dell’unica Chiesa”.
A noi sempre unita: dunque non è un addio di chi, non credendo in Gesù e nella Sua Chiesa è senza risposta, ammutolito, senza speranza. La partenza fisica dei nostri cari, che pure ci lascia pieni di dolore, lascia una certezza: “Tu sei ancora con me, tu sei ancora in me perché tu sei tra noi nell’unica Chiesa della quale faccio parte viva anch’io, alla quale apparteniamo anche noi”.
Ecco perché il cristiano fa “memoria” dei propri defunti. Non è un addio di chi non ha fede per cui l’unico atteggiamento è la disperazione, ma una presenza che continua ad essere tale nella “Comunione dell’unica Chiesa”.
Scrivendo questo richiamo nel Monastero, riporto un brano della preghiera che la superiora delle Romite Ambrosiane rivolge al Signore nel momento della sepoltura di una loro consorella: una preghiera piena di Speranza, di Fede e di Amore.
“O Dio onnipotente, a te ora raccomandiamo la nostra sorella: accoglila benevolo come la Vergine saggia al convito del Regno. Ancora ti preghiamo: porta a compimento pieno per noi la comunione che già qui abbiamo vissuto come anticipo; FA’ CHE SIAMO UNA COSA SOLA IN TE con questa e con tutte le nostre sorelle che ci hanno preceduto nel segno della Fede, nel Tuo Regno”.
Domandiamo al Signore di sentirli così, perché la nostra vita sia colma di speranza e nella loro partenza fisica i nostri defunti non si sentano soli ed abbandonati nel loro destino di morte, ma presenti e vivi con noi nella fede.
Don Angelo
