
Pubblicato su Un popolo in cammino – aprile 1992
State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo;
ma se si pente, perdonagli.
E se pecca sette volte al giorno contro te
e sette volte ti dice: Mi pento,
tu gli perdonerai.
Luca 17, 3 – 4
Se si pente, perdonagli
Sono disperato ….Da quando sono uscito da San Vittore non ho più trovato lavoro e sono tre mesi che lo vado cercando, perché non voglio più tornarci dentro … Ma la gente è cattiva.
L’altro ieri sono stato in una falegnameria. Il padrone mi ha accolto subito: ha bisogno di operai. Mi ha messo alla prova. Dopo due giorni mi chiama in ufficio:“ Bravo! lavori bene!” (avevo fatto un mobiletto leggendo il disegno) “ Ti assumo! Portami i documenti! ….”. Io impallidii e quando glieli mostrai, mi disse, voltandomi la schiena:“ Per tipi come te, non c’è posto nella mia fabbrica. Siamo tutti gente per bene!…. “.
Ho 23 anni ed a 23 anni non c’è più posto al mondo per un tipo come me!
Ciro, anni 23
Le cose importanti da confessare sono le colpe che ci separano da Cristo e dai fratelli.
Non è necessario fare una lunga lista di ciò che si vuol dire, ma puntualizzare la causa del nostro peccato.
Il peccato è la consapevolezza di compiere il male, ma di farlo lo stesso in piena libertà perché ci fa comodo così ( Es. : rubo, so di compiere un male ma per desiderio di avere sempre più cose, rubo ancora.)
E’ indispensabile prima di accostarsi alla confessione lasciarsi illuminare dalla Parola di Dio. Lasciamoci guardare da Gesù come Pietro Levi, il pubblicano Zaccheo …. e allora la nostra coscienza sarà illuminata da un sincero pentimento che è l’essenza della confessione.
Chi abbiamo offeso è Dio che è “Amore”. Penso proprio non sia necessario fare una lunga lista, ma lasciarsi guidare dalla corretta coscienza, cercando le cause profonde del male che è in noi. Non posso pretendere di guarire da una malattia se non faccio le cure del caso e le terapie necessarie. Così è per la nostra vita spirituale: non cambia nulla se noi non lo vogliamo.
“ PERCHE’ DEVO CONFESSARE I MIEI PECCATI AD UN PRETE?”
Spesso si sente dire: “ Perché devo confessare i miei peccati al prete? Io mi confesso direttamente a Dio!”
Per poter parlare così bisogna strappare qualche pagina dal Vangelo. Gesù non poteva essere più chiaro: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato; tutto ciò che scioglierai sarà sciolto”. Anche ai tempi di Gesù i farisei dicevano: “Chi sei tu? Noi trattiamo direttamente con Dio!”. E’ facile dire:”ma perché devo dire i miei peccati al prete che pecca come me? Io chiedo perdono direttamente a Dio, Lui sì che mi può rimettere i peccati!”.
Cambiano le situazioni, ma l’uomo non cambia e la storia si ripete. I contemporanei di Gesù gli dicevano:” Chi credi di essere? Solo Dio rimette i peccati.”
Signore non cambiamo proprio mai: rifiutiamo tutto quello che non ci fa comodo. Proprio per questo abbiamo bisogno di convertirci e quindi di implorare il perdono dei nostri peccati, attraverso la Chiesa, tua mediatrice sulla terra.
UN PO’ DI STORIA
Questo Sacramento ha la sua storia, anche se tutti i Sacramenti risalgono a Cristo.
Se tu fossi un cristiano vissuto nella Chiesa primitiva, certamente non ti saresti mai confessato, perché allora la Chiesa dava molta più importanza al Sacramento del Battesimo, che veniva ricevuto da adulti e i cristiani si accusavano pubblicamente, davanti al proprio Vescovo di tre peccati: omicidio, apostasia, adulterio.
Si dava molta più importanza alla penitenza e al pentimento sincero del peccatore, ed era tutta la comunità che accoglieva il penitente, il Giovedì Santo.
Dal VII sec. al XIII sec. la penitenza consisteva nell’espiare il peccato fatto e veniva chiamata “tariffata”. Solo con il Concilio di Trento, nel XV sec. , la confessione diventa privata, individuale e con una penitenza appropriata data dal Vescovo; essa non viene data solo in circostanze eccezionali, ma anche guida ai bambini, come guida per un cammino spirituale.
Le tariffe penitenziali perdono progressivamente di importanza e vengono quasi eliminate. Tutto questo porta danno allo spirito di riparazione. Non viene chiamata penitenza ma confessione, perché si dà più importanza al dire i peccati che alla loro espiazione.
I nostri confessionali risalgono al 1515, che poi il Concilio di Trento renderà obbligatori in tutte le Chiese e la confessione obbligatoria almeno una volta all’anno.
Sarà San Carlo Borromeo il promotore dei confessionali. In quel periodo, caratterizzato dallo stile barocco, falegnami e scultori gareggiavano nel fare del confessionale un’opera d’arte, ma non un luogo di dialogo. Eppure , superando il campo obbligatorio dei peccati mortali, la confessione entra sempre più nel campo della spiritualità.
La confessione frequente, anche per i bambini, diventa norma di vita. Per desiderio di perfezione si esamina la propria coscienza, portando i frutti spirituali auspicati dal Concilio di Trento. Ma come in tutte le cose l’abitudine meccanica porta all’infantilismo delle coscienze rendendo la confessione ripetizione puerile , oppure scrupolosa. Per ovviare questo inconveniente nel secolo scorso sono stati fatti manuali sui quali esaminarsi, polarizzando soprattutto il sentimento di colpevolezza sui peccati sessuali, mai su quelli dell’ingiustizia, ecc..
Questo è stato un ritorno a Dio senza amore. La sessualità , invece di essere integrata nella carità , è spesso negata , creando così nei giovani un senso di colpa permanente. Molti dicono : “Ciò che conta è superare il disagio a confessare le proprie colpe”. Questo è masochismo. Il perdono è il dolore che proviamo di fronte a chi amiamo e che per qualche motivo abbiamo offeso. Perdono è dono per ……..
don Angelo
