
Pubblicato su Un popolo in cammino – dicembre 1987
Soltanto alla luce di Dio che si rivela in Cristo e che vive nella Chiesa sappiamo scorgere con chiarezza le nostre colpe.
Solo di fronte al Signore Gesù che offre la vita “per noi e per la nostra salvezza” riusciamo a confessare i nostri peccati. Ci riusciamo anche perché li sappiamo già perdonati, se ci apriamo alla Sua misericordia.
Possiamo lasciare che il nostro cuore “ci rimproveri” perché siamo certi che “Dio è più grande del nostro cuore” e “ conosce ogni colpa”. E per ogni colpa ci offre la Sua benevolenza e la Sua grazia.
“Se riconosciamo i nostri peccati, egli
Che è fedele e giusto, ci perdonerà
Ogni colpa”. (1 Gv. 1,9)
Riconoscere le nostre colpe non significa solo ricordare degli avvenimenti, lasciando che riemergano in seno alla memoria dei semplici comportamenti, dei gesti quasi staccati dalla libertà, e magari in qualche modo “rimossi” dalla coscienza.
Riemergere le proprie colpe indica piuttosto il mettere in luce l’intenzionalità che sta dietro e dentro i singoli atti che abbiamo consumato. Ciò richiede il coraggio di ammettere la propria libertà che è giocata male per lasciar parlare l’evidenza: le nostre scelte cattive non ci passano accanto; non esistono prima di noi; non ci attraversano quasi fossero accadimenti che non ci coinvolgono.
Le nostre scelte perverse, in quanto perverse, nascono con noi, unicamente da noi.
Quando, a fatica, giungiamo a riconoscere i nostri peccati, avvertiamo pure, con fatica anche maggiore, che noi non possiamo liberarcene da soli, esclusivamente con le nostre forze.
Paradosso di questa avventura della colpa umana: sappiamo porre degli atti che non sappiamo riparare. Ci ribelliamo ad un Dio che non possiamo poi costringere a offrirci il Suo perdono.
L’”esame di coscienza” ci si rivela così, non tanto come sforzo di introspezione psicologica o come gesto intimistico che ci circoscrive al perimetro della nostra coscienza, abbandonata a se stessa. Esse è soprattutto confronto: confronto con la legge morale che Dio ci ha data nel momento creativo, che Cristo ha assunto e perfezionato nel Suo precetto dell’Amore”. (1 Gv. 3,23)
Don Angelo
