PENITENZA SACRAMENTALE

Pubblicato su Un popolo in cammino – gennaio 1988

Non si ripeterà mai a sufficienza che il Cristianesimo non è un “dolorismo” fine a sé stesso. Esso è, invece, una gioia ed una pace che includono ed esigono il sacrificio.

L’intera vita cristiana è una vita di mortificazione. Tutto uno stile di penitenza dovrebbe accompagnare lo svolgersi dell’esistenza di Fede e concretizzarsi in gesti precisi, frutto di generosità.

Concentriamo l’attenzione su quella particolare penitenza che è legata al Sacramento del Perdono e che comunemente è chiamata “soddisfazione”. Questa pratica va riscoperta nel suo significato più profondo.

Non si è mai di fronte ad una specie di “prezzo” da pagare! Piuttosto è l’esprimersi di una esigenza rinnovata che, con un rinnovato aiuto di Dio, si avvia alla propria attuazione concreta. Dovrebbe perciò, nelle sue manifestazioni determinate, non limitarsi al solo campo della preghiera, ma agire nei diversi settori in cui il peccato ha devastato l’uomo. 

Di più: la “soddisfazione” rivela la ricchezza di significati che la mortificazione ha nella prospettiva della Fede.

La vita umana e cristiana si rivela sempre come una “lotta” contro il male. Si richiede, così, un serio impegno ascetico perché il fedele si renda sempre più capace di amare Dio e il prossimo, in coerente sintonia con la propria condizione di rinato in Cristo.

A ciò si aggiunge che il dolore, quello subito in vista di una piena adesione alla proposta evangelica, deve essere vissuto in unione con Cristo per partecipare alla Sua passione, morte e resurrezione (Col. 1,24).

 

Don Angelo


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