Pubblicato su Un popolo in cammino – marzo 1994
PREGHIERA
“ O Dio, Tu sei nostro Padre e noi siamo tua famiglia: apri le nostre menti all’ascolto ed alla comprensione della tua parola, e donaci un cuore docile a quanto ci dirà oggi il Tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore – Amen
ALLA
LETTURA –
Alla parola di Dio ed al Mistero eucaristico la chiesa ha tributato se è sempre e dappertutto ha voluto che si tributasse la stessa venerazione, anche se non lo stesso culto; Mossa dall’esempio del suo fondatore, mai ha cessato di celebrare il Mistero Pasquale Riunendosi “in assemblea per leggere in tutte le scritture ciò che a lui si riferiva” ed attualizzare, con il memoriale del Signore ed i sacramenti, l’opera della salvezza.
Nella parola si annuncia la divina alleanza e nell’Eucarestia si ripropone nuova ed eterna. Lì la storia della salvezza si rievoca nel suono della Parola, qui la stessa storia si ripropone nei segni sacramentali della liturgia.
Si deve, quindi, sempre tener presente che la Parola di Dio, letta ed annunciata dalla Chiesa nella liturgia, porta in qualche modo, al suo stesso fine, al sacrificio dell’alleanza ed al convito della grazia, cioè dell’Eucaristia. Pertanto la celebrazione della Messa, nella quale si ascolta la Parola e si offre e si riceve l’Eucaristia, Costituisce un atto unico di culto divino.
RIFLESSIONE
Che cosa fa la chiesa Per celebrare la memoria del Signore? Qual è la struttura dell’atto da lui compiuto?
Dopo esserci intrattenuti sui “riti iniziali“ ed aver abbozzato una descrizione della Messa come celebrazione della “memoria“ della Cena Pasquale del Signore, entriamo, ora, nel primo momento della celebrazione, detta “ Liturgia della Parola“, come dire celebrazione e culto della Parola.
Ritenendo, pertanto, il termine “memoria” come il filo conduttore di ogni presentazione della messa, la risposta iniziale alle domande che ci siamo poste è questa: in primo luogo la Chiesa “proclama la Parola di Dio“. Terminati, pertanto, i “riti iniziali“ con l’orazione, l’assemblea si pone in atteggiamento di ascolto della Parola di Dio.
A questo punto è doveroso avvertire che una delle cose più valide promesse dal Concilio Vaticano II ed attuata con la successiva riforma liturgica è la rivelazione della Parola di Dio nei riti sacri. La riforma ha dato seguito alle indicazioni conciliari con la pubblicazione dei lezionari per i vari riti.
I NUOVI LEZIONARI
Per la celebrazione eucaristica la riforma liturgica ha pubblicato il lezionario Festivo a ciclo triennale: (A-B-C) E quello feriale a ciclo biennale (I anni dispari – II anni pari): ha pubblicato, inoltre, altri tre Lezionari: uno per le Messe Rituali, uno per le Messe Votive ed un terzo per le celebrazioni in onore dei Santi.
A parte Le riserve che possono essere fatte, non c’è chi non veda il valore e l’incidenza pastorale di questo straordinario rinnovamento con cui viene, gradualmente, attuata quella “soave familiarità con la Sacra Scrittura” auspicata dal Concilio. Nel corso del ciclo annuale hanno avuta una organizzazione più attenta e catecheticamente più valida i “tempi forti” dell’Avvento,della Quaresima e della Pasqua.
Le tante persone che ogni giorno vanno alla Santa Messa vi possono trovare un nutrimento insostituibile per la loro vita spirituale; i pastori vi possono trovare la guida ed i contenuti unicamente validi per la loro azione pastorale.
Il criterio che ha guidato la scelta dei testi e quello della lettura semi continuata. Tale criterio ha un senso per i testi dei giorni feriali, ma per quelli festivi la modalità pastorale è molto discutibile. Intanto comporta che chi ascolta e chi proclama riesca a stabilire il rapporto con quanto detto precedentemente; questo di solito non si fa, ma è anche difficile poterlo fare. A nostro modo di vedere, poi, le letture domenicali, unico momento per una minima catechesi agli adulti, dovrebbero essere scelte in modo da permettere ogni anno l’esposizione dei punti più importanti della Fede e della Morale.
Dalla Pentecoste all’ Avvento, tanto per citare il caso più tipico, si continua a vagare senza un tema preciso e senza altra sistematicità se non quella tanto discutibile della semi continuità. Ne viene fuori una catechesi diluita, molto difficile da rapportare alla verità portanti della Fede.
Quanto al Lezionario dei Santi ci limitiamo ad un solo richiamo: vi si distinguono “letture proprie“, quando riguardano direttamente il Santo di cui si fa memoria; “letture appropriate“, quando pongono in luce qualche aspetto particolare della spiritualità o dell’attività di un Santo. L’uso di queste letture, pur non essendo obbligatorio, può essere, tuttavia, consigliata “da motivi di indole pastorale”. A noi sembra evidente che, trattandosi di figure e misteri che hanno un’incidenza nella pietà, nella stima e conoscenza dei cristiani, una celebrazione che voglia rendere significante ed efficace una “memoria“, dovrà tener conto anche delle letture che ne pongono in evidenza l’opera e la spiritualità. Per un certo numero di Santi siamo rimandati al “ Comune”, dove si trovano un numero abbondante di letture a scelta. La scelta, però, deve effettivamente esserci e deve essere secondo motivi pastorali.
PERCHÉ’ LA PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA CELEBRANDO L’EUCARISTIA?
Prima di compiere ed attuare l’evento centrale della salvezza l’assemblea proclama, ascolta e riflette sulle mirabili opere di Dio compiute lungo il corso dei secoli. La ragione sta qui: ciò che è stato scritto nell’antico Testamento mira a raggiungere la sua pienezza ed il suo compimento nella Pasqua di Cristo.
Il decreto “ Eucaristicum Misterium“ lo afferma in questi termini: “i fedeli, ascoltando la Parola di Dio, riconoscono le meraviglie annunciate che trovano il loro coronamento nel Ministero Pasquale, il cui memoriale è celebrato sacramentalmente dalla Chiesa. Così i fedeli, ricevendo la Parola di Dio e nutrendosi di essa, sono portati ad una partecipazione fruttuosa del Mistero della Salvezza, in uno sguardo d’insieme.
L’ordo lectionum Missae afferma in maniera molto bella: “lì (nella proclamazione della Parola) la storia della salvezza si rievoca nel suono delle parole, qui (nella liturgia Eucaristica) la stessa storia si ripresenta nei segni sacramentali”.
Con la proclamazione della Parola l’assemblea incomincia a comprendere le misericordiose intenzioni divine che hanno avuto la loro attuazione nel Mistero della Croce. Mediante la Parola la Chiesa approfondisce il mistero presente in lei, cioè il mistero del Dio vivente, nell’atto di comunicarsi agli uomini, nella morte e risurrezione del Suo Figlio, Parola fatta Carne. Prima di spezzare il “pane della vita”, spezza e condivide la “ Parola della vita” che lo illumina.
La celebrazione, inoltre, esige la Parola che per un altro motivo: la Fede si alimenta con la Parola. La celebrazione di un sacramento richiede sempre la proclamazione della Parola, perché venga nutrita era arrivata la Fede nell’opera di Dio, apra i presenti alla maggiore conoscenza della medesima, rendendo l’atto liturgico una vera celebrazione “della Fede“. Pertanto, la liturgia della Parola, non solo prepara immediatamente l’ Eucaristia, ma ci mette già in contatto con l’azione di Dio per la nostra salvezza.
E per questa convinzione che la “Sacrosanctum Concilium” afferma: “Le due parti che costituiscono in certo modo la Santa messa, cioè la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica, sono congiunte tra di loro così strettamente da formare un solo atto di culto“. Appare qui uno dei criteri che hanno guidato l’opera di revisione della Santa Messa: “farsi che apparisse più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione“.
Concludendo: la chiesa fa memoria della cena Pasquale del Signore, proclamando, in primo luogo, la Sua Parola, tutta orientata verso il Cenacolo ed il Calvario.
VIVERE LA SANTA MESSA
La tanta insistenza sulla Parola di Dio, il credente è provocato a porsi una domanda: cos’è questa Parola di Dio? Dobbiamo, infatti, evitare di pensarla come un insieme di enunciati od una raccolta di verità a noi comunicate da Dio perché inaccessibili alla nostra intelligenza. Certo, anche questa è Parola; ma in questo modo c’è il pericolo di staccarla dal suo contesto vivo. La Sacra Scrittura non è una comunicazione di idee, anche se noi, dato i nostri limiti, ci vediamo costretti a dare forma sintetica ad un certo numero di verità.
Parola è, nella Sacra Scrittura, molto di più di quanto si suole intendere con questo termine. Per gli ebrei, infatti, specialmente per quelli più vicini ai tempi del cristianesimo, la Parola in realtà viva, verità incarnata in un fatto, in un avvenimento, addirittura un intervento di Dio nella loro esistenza. Non una lezione, quindi, ma un’azione viva. In breve: Parola di Dio, e Dio stesso che si rivela e si fa conoscere, intervenendo da padrone nell’esistenza e nella storia umana, per dirigerla e darle una finalità trascendente. Così, per portare qualche esempio, Parola di Dio è la creazione, il diluvio, la vocazione di Abramo. La Parola risuona sempre legata alla storia del popolo eletto. Dopo aver percorso e guidato per molti secoli quella storia, la Parola si fa addirittura carne, con la venuta del Figlio di Dio. Con la Parola la Chiesa proclama ed attua continuamente il Mistero della Salvezza, culminante in Cristo morto e risorto. Questa è prima verità alla base di ogni Liturgia della Parola.
Se uno vuole veramente vivere il culmine della Rivelazione che è il Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, Parola fatta Carne, è chiamato ad essere serio di fronte a tutta la storia umana attraverso la quale il Padre ha voluto rivelare il Suo Amore per noi.
Allora è necessario essere presenti alla Santa Messa dall’inizio per intestarci in questa storia di Amore di Dio ed esserne compartecipi scoprendo il rivelarsi di Dio anche nella nostra storia personale.
Con affetto Don Angelo
