Pubblicato su Un popolo in cammino – marzo 2005
Ci siamo richiamati a contemplare Cristo nella sua grandezza:
l’obbedienza al Padre.
Questo ci conduce a comprendere la nostra possibilità di grandezza:
grande è l’uomo quando riconosce di aver ricevuta la vita per obbedire alla volontà di Dio:
“fatto a immagine e somiglianza Sua” per riflettere nella propria umanità la Sua divinità.
Ora la liturgia quaresimale ci propone il brano della Samaritana, quella donna che, come dice S.Agostino,
è l’immagine della Chiesa.
E’ l’immagine di tutta l’umanità piena di limiti, piena di difficoltà, allo stesso tempo, piena di presunzione proprio come il mondo di oggi. Leggendo questo capitolo del Vangelo, ci rendiamo conto che narra l’incontro dell’uomo di oggi con Cristo.
Gesù, davanti alla Samaritana, si pone come appassionato del desiderio di fede che questa donna aveva, della sua sete di verità.
“dammi di quest’acqua
Perché io non abbia
Più sete”.
Ma quello che sorprende è la capacità di Gesù di fermarsi accanto alla Samaritana, di fermarsi accanto a ciascuno di noi con il desiderio di penetrare il cuore per ridonarci la dignità di Figli amati dal Padre e perciò amati da Lui. Non guarda i nostri peccati, ma ci guarda con l’amore con il quale ci scruta il Padre:
con il desiderio di riconoscerlo nuovamente come Padre.
Viene alla mente il brano del Santo Vangelo che narra del Figliol prodigo.
“Padre, non sono degno, ma riprendimi come servitore nella Tua casa”
Il Padre lo abbraccia e …
“si faccia festa perché questo figlio era
Perduto ed ora è ritornato”.
Si, cari, noi siamo attesi pazientemente. Basta che riconosciamo che nella nostra presunzione di “farci da soli” abbiamo smarrito il vero senso della nostra vita che è
Essere figli amati.
Ci attende, non ci obbliga, rispetta la nostra libertà fino a quando, smarriti, gridiamo di aver bisogno di Lui anche il brano del “Cieco nato” rivela la capacità di Gesù di fermarsi accanto a chi il mondo rifiuta perché non gli serve.
Nella nostra povertà e nella nostra miseria Gesù ci chiama.
A noi la libertà di accostarci a Lui e di seguirlo.
E che dire della risurrezione di Lazzaro? Quanta capacità di Gesù di condividere il dolore di Maria a Marta fino a scoppiare nel pianto commuovendosi per la perdita di Lazzaro.
Gesù condivideva il disagio umano di ciascuno, la nostra fragilità e la nostra presunzione per far passare dentro il più grande dei miracoli:
la nostra conversione alla fede.
Cristo Gesù giudica, ma compatisce, cioè patisce con noi.
Carissimi, Gesù ci aspetta perché ognuno di noi diventi la Sua storia che vive attraverso noi.
Con affetto
Don Angelo
