Pubblicato su Un popolo in cammino – maggio 1988
Nel mito della caduta di Satana e’ di grande aiuto per capire il peccato originale, l’orgoglio, l’autonomia. Lo si potrebbe anche studiare attraverso i grandi Faust letterari di Marlowe, Goethe, Valerj, Mann, ecc., dove Faust non vuole tanto il potere per innalzare se stesso sopra tutti, ma vuole essere egli stesso la fonte di ciò che lo riguarda; vuole essere il padrone di sé’, vuole essere autonomo.
La tradizione ci dice che il grido di Satana è “non serviam”, non servire. Per chi non ama, dipendenza e’ servizio nel senso di servitù.
Un vecchio domenicano francese descrisse il peccato di Satana, cioè di Lucifero “il più bello di tutti gli angeli” così : egli si guardo’ nello specchio e non volle vedere nient’altro e disse: “Moi”, me. E così cadde. Maria guarda in volto Dio, lo contempla e dice; “Toi”, Te.
Ha inizio così l’attuazione del piano della Redenzione, in cui tutto diventerà splendore e bellezza della Sua Gloria, del Suo Amore.
Don Angelo
