IN OGNI UOMO UN’ICONA

Pubblicato su Un popolo in cammino – settembre 1998

Carissimi, prego il Signore perché vi renda sempre più consapevoli della responsabilità che avete accettato di essere il cuore che anima e fa rifluire il sangue, la vita a tutta la Comunità Cristiana.

Questo non in forza di quello che “ fate ” ma in forza di quello che, con docilità permanente allo Spirito Santo che faccia di ognuno di voi, e perciò in forza di quello che siete. 

Mi domandavo e chiedevo ai giovani con i quali il Signore mi ha concesso di condividere una breve, ma significative esperienze di “Comunione” a Vitorchiano: Chi è che educa? La risposta è stata ed è che chi educa non è Don Angelo, Paolo, Apollo, o chiunque altro, ma è: Cristo Gesù.

Ma Cristo Gesù vive oggi nel suo Sacramento che è la Chiesa, che è la Comunione Cristiana, che è Don Angelo, Paolo, Apollo, e chiunque altro che vive faticosamente, ma con fedeltà la Comunione con lui nella Comunione ecclesiale.

“Dove ci sono due o più nel mio nome lì ci sono io” ci dice il Signore.

Chi educa, quindi è Cristo nella Comunione Cristiana.

Ma vi rendete conto quale valore assume la vostra esperienza familiare, la vostra esperienza di lavoro, la vostra esperienza di insegnanti? Vi rendete conto quale grandezza assume la persona di ciascuno di noi che vive in Comunione con Cristo nella Comunione della Chiesa di Gesù?

Il valore della presenza di Gesù che insegna la vita, che insegna la vita come amore nella disponibilità ad essere con lui ed in lui il dono di noi stessi. Perché ognuno che ci incontra si riappropri della dignità di essere “figli amati dal Padre”.

Assumiamo la grandezza di lui che fa ricordare, a coloro che sono trascinati dal “ fare “, dal desiderio di ” riuscire “, dalla schiavitù di “possedere”, dalla mania di “dominare” schiavizzando e usando dei fratelli, che la loro dignità è “essere figli amati da Dio papà” e così innescare un cammino di liberazione dalla propria schiavitù!

Carissimi, ” nemo dat quod non Habet ” ( nessuno può dare ad altri ciò che non possiede lui stesso!).

Allora, il primo compito che ognuno di noi ha, se vuole amare veramente i fratelli, se vuole essere segno, Sacramento della Sua presenza che innesca il desiderio di incamminarsi verso la libertà di figli di Dio e vivere la Comunione fraterna che nasce dal dono che Cristo ha fatto di se stesso e che continua a fare attraverso la nostra disponibilità a donare la nostra carne e il nostro sangue, la nostra vita a favore dei fratelli.

Solo questo suscita il desiderio di sequela. “Se vuoi venire dietro a me va, vendi tutto quello che hai e poi seguimi “.

Abbiamo incontrato il Signore… che non sia lui il Messia?… e lasciato tutto andarono a vivere con lui “.

Abbiamo incontrato persone che si amano, che si stimano, che si valorizzano… che non sia questa la risposta al bisogno di significato della vita che ci brucia in cuore? Questo potrebbero domandarselo i nostri fratelli che ci incontrano in una Comunione vissuta.

Questo è essere missione: suscitare un desiderio di sequela per l’incontro che fanno con te che vivi in Cristo nella Comunione fraterna! Il primo compito per il Consiglio Pastorale è vivere la comunione fraterna che è vita, cioè significato dell’esistere che è via, cioè metodo da applicare.

Allora susciterai attorno a te il desiderio di vivere la comunione fraterna rompendo la morte della solitudine.

Ma occorre l’umiltà di vivere momenti di Comunione: – Santa messa, preghiera, incontri che suscitano vita, recupero continuo della Comunione con Cristo nella Comunione ecclesiale attraverso la confessione: Gesù sapeva la nostra fragilità e a sollecitato Pietro a perdonare “sempre”.  San Paolo richiama: Cristo vive in me luogo della manifestazione della Sua misericordia e di me si compie ciò che manca alla Passione di Gesù.

La liturgia nella Santa Messa, dopo aver invocato lo Spirito Santo perché trasformi il pane nel corpo e il vino nel sangue di Cristo per la salvezza di tutti, nel terzo canone dice: “Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: la Beata Vergine Maria…”.

Maria nel Magnificat dice: “ha guardato alla piccolezza di colei che ha messo a disposizione la propria vita per il suo grande mistero di salvezza” e così “ha fatto in me grandi cose”.

La cosa grande che Dio Padre ha fatto in Maria è di donarci Cristo e attraverso Cristo la sua Sposa, la Chiesa nata dal suo sacrificio e che siamo noi.

Per questo la Liturgia la chiama Mater Ecclesiae,  madre della Comunione fraterna in cui vive presente Cristo Gesù, suo figlio.

Carissimi,  per questo non mi stancherò mai di dirvi che il servizio che dobbiamo  alla Comunità è essere noi comunità, essere noi comunione, essere noi Chiesa, essere noi il grembo della sua Sposa che genera ogni giorno al Padre suoi figli.

Ti prego di leggere attentamente, di annotare, di chiedere delucidazioni, di chiedere allo Spirito Santo la docilità di sentirci Figli, grembo, servizio e non gestori di un potere.

“I primi tra voi siano come coloro che mettono la propria vita al servizio degli altri.

Con affetto Don Angelo 



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