Nell’ambiente, che le Sacre parole vengono costituendo, la figura di Maria si presenta come l’oggetto immediato della preghiera del rosario.
Maria Fu cara anche al cuore Cristiano fin dal principio è già i discepoli di Gesù l’hanno circondata di particolare amore e rispetto: lo si sente nei brani occasionali, ma non scarsi, del Vangelo e degli Atti degli Apostoli in cui si parla di lei . Il popolo Cristiano ha sempre amato Maria in maniera tutta speciale, e non fu un momento felice quello in cui alcuni Cristiani credettero, per onorare il figlio, di dover sciogliere gli antichi legami con la Madre sua.
Chi è Maria? Diciamolo nel modo più semplice che ci è possibile: è Colei per la quale Gesù Cristo, figlio di Dio e nostro Redentore, assunse la sostanza della sua vita di donna; questo è un fatto così chiaro e che pure supera di tanto ogni umana grandezza di quanto la supera la stessa Incarnazione di Dio.
Si può essere più grandi in due modi: di per sé, come un creatore, un eroe, un precursore, un uomo di singolare destino; oppure amando questo grande: il secondo modo è nobile quanto il primo, poiché per comprendere e contenere in sé l’esistenza di un altro occorre una forza d’animo pari alla figura e al destino della persona amata… Che cosa significa dunque che Gesù Cristo è stato il contenuto della vita di Maria? Certo, ci sentiamo ammoniti alla circospezione: un cuore umano, forse anche il più profondo, non potrà mai entrare con Cristo in un rapporto uguale a quello che lo unisce ad un altro uomo; il limite della incomparabilità li divide, perché sebbene nostro fratello, Egli ha tuttavia le più profonde radici del suo essere dal lato della Divinità. Quanto abbiamo detto or ora sulla misura della grandezza di questo caso diventa errato e qui va messo da parte; pure rimane il fatto che Maria fu sua madre; e dunque il Vangelo parla di lei, essa appare non solo come la donna che partorisce e allatta il Bimbo Redentore, in maniera indispensabile e pur tuttavia non corrispondente alla natura specifica di lui, ma anche come Colei che sta in questa Santissima missione con tutta la sua vita, la sua coscienza, il suo amore.
Per intendere ciò basta che un credente legga con attenzione il racconto dell’annuncio dell’angelo, che non è la comunicazione del decreto Divino che doveva adempiersi in lei, ma è la richiesta del suo consenso. quell’istante è un abisso dinanzi al quale potremmo provare le vertigini, poiché vediamo Maria nell’uso della sua piena libertà dinanzi al Mistero che si chiama redenzione. Che significa la coincidenza di queste due domande: “vuoi servire alla venuta del Redentore?” e “Vuoi diventare madre?” Che significa che essa abbia concepito, portato e partorito il figlio di Dio e Salvatore del mondo? Che essa abbia tremato per lui e per lui sia stata in esilio? Che Egli sia cresciuto accanto a lei e nel silenzio della casa di Nazareth? Che si sia poi allontanato da lei per la missione, nella quale però, come vediamo nella scrittura, essa lo segue con il suo amore fino a trovarsi sotto la croce? Che Essa abbia avuto notizia della sua Resurrezione? Che, dopo l’Ascensione, abbia atteso con i discepoli la discesa dello Spirito Santo e sia stata investita della sua potenza? Che abbia poi vissuto sotto la protezione dell’Apostolo che “Gesù ha amato”, al quale egli stesso l’ha affidata, fino al giorno in cui è stata chiamata da suo Figlio e suo Signore? La scrittura non dice molto, eppure è esplicita per chi vuol comprendere, tanto più che in fondo è la voce di Maria stessa che ascoltiamo: perché da chi altro avrebbero potuto gli Evangelisti conoscere il Mistero dell’incarnazione, i primi eventi dell’infanzia, il pellegrinaggio a Gerusalemme, se non da Lei?
Se non siamo tra coloro che desiderano leggenda i primi capitoli del Vangelo, – E questi devono rendersi conto che così facendo si attribuiscono la capacità di giudicare quali parole della scrittura siano di Dio venendo così, in fondo, a sopprimere la rivelazione-dobbiamo capire che i suoi ricordi, la vita da lei vissuta, il suo essere stanno sul fondo di quei capitoli. E non solo di quelli, perché non può essere che colei che visse 30 anni con il Signore non abbia parlato di lui dopo la sua dipartita. Non si può determinare quale riflesso abbiano avuto i suoi racconti, e, con questi, la sua stessa esperienza sulla comprensione e la predicazione del Cristo. La sua esistenza non ha nulla di fantastico o di leggendario, è tutta semplice, è tutta reale; ma di quale realtà! La leggenda è talvolta pia e profonda, tal altra poco seria e anche fatua; ma anch’essa ove essa è pia può rappresentare un pericolo: racconta cose meravigliose ma indebolisce così il senso di ciò che è più bello, più pio, più meraviglioso di qualsiasi leggenda, ossia della realtà. La vita di Maria, come è narrata nella scrittura, è così umanamente vera come può esserlo sempre; ma questa umanità è piena del Mistero della Comunione con Dio e dell’Amore di Lui, della cui profondità noi non possiamo farci un’idea.
A questa si ispira la preghiera del rosario.
Gesù è in tal modo la sostanza della vita di Maria come il figlio, è la sostanza della vita della madre, per la quale Egli è tutto. E’ però al tempo stesso il suo Redentore, ciò che nessun figlio può mai essere per sua madre. Quando si parla di questa maniera di madre e di figlio naturale, lo si fa perlopiù per chiacchierare, e, se poi si parla seriamente si bestemmia. Nel suo rapporto con Gesù non si compie solo la sua maternità, ma anche la sua Redenzione: mentre diventa madre, diventa cristiana; mentre vive con suo figlio, vive con quel Dio di cui Egli è vivente manifestazione; mentre cresce umanamente col suo figlio, come fa ogni madre che ama davvero; mentre gli apre la via all’esistenza accettando le rinunce e i dolori che ciò comporta, diventa essa stessa umanamente libera e cresce nella grazia e nella verità di Dio. Perciò Maria non è solo una grande cristiana, né una fra le tante Sante, ma è sola ed unica.Nessuna è come lei, perché in nessuna creatura avvenne ciò che è avvenuto in lei. Qui troviamo la radice di ogni esagerazione: se tanti non finiscono di lodare Maria, se talvolta dicono di lei cose sproporzionate, estranee, in un certo senso hanno ragione: cercano di esprimere, anche se con mezzi falsi, una realtà la cui profondità non può non commuovere chiunque ci pensi. Ma le esagerazioni sono superflue e dannose, perché quella realtà si fa più angusta e più intima insieme quanto più la parola rimane vera.
La preghiera del Rosario è diretta a Maria e la contempla da tutti i punti di vista. Nel Rosario noi viviamo la sfera della vita di Maria il cui contenuto fu Cristo.
Così in ultima analisi il Rosario è una preghiera rivolta a Cristo. La prima parte dell’Ave si chiude con il suo nome: “e benedetto il frutto del tuo seno Gesù”.
A questo nome viene aggiunto il cosiddetto Mistero, per esempio: “che tu o Vergine hai concepito per opera dello Spirito Santo…,” che hai portato a Elisabetta… “,” che hai portato a Betlemme… “.
Un soffio di Santa simpatia pervade tutto il Rosario. Quando una persona ci sta molto a cuore, ci rallegriamo di incontrarne un’altra che sia legata a lei. Troviamo la sua immagine rispecchiata in un’altra esistenza e la vediamo per così dire con nuovi occhi: il nostro sguardo si incontra con uno sguardo che ugualmente la contempla con amore e acquista perciò una maggior forza di penetrazione; la nostra visione si allarga e noi vediamo da ogni lato la figura amata che prima vedevamo da un punto solo. Le gioie provate dall’altra persona, i dolori da essa sofferti, diventano altrettanto corde nuove le cui vibrazioni portano nel nostro cuore una nuova risonanza, nuova comprensione, nuova rispondenza. L’essenza della simpatia consiste proprio nel fatto che l’altra persona pone la sua vita a disposizione della nostra, così che noi diventiamo capaci di vedere e di amare anche con i nostri occhi e con il nostro cuore. Qualche cosa di simile, ma in maniera totalmente diversa, avviene nel Rosario.
