Pubblicato su Un popolo in cammino – febbraio 1999
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate, dunque, e imparate che cosa significhi: misericordia Io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.” (MT. 9,12-13 ).
Miseri-cor-dare: un amore senza condizioni che vive nell’offrire la propria vita alla nostra miseria, alla nostra meschinità e pochezza. Eppure Dio Padre ci ritiene degni di offrire suo figlio perché in Lui ognuno di noi abbia la possibilità di riconoscere la propria dignità.
In questa Quaresima metteremo il grande Crocifisso sull’altare perché davanti alla croce di Gesù possiamo vedere l’amore infinito di Dio Padre. Quando ci confessiamo dobbiamo, tutti, metterci di fronte al Crocifisso. La confessione non è un’indagine psicologica, non è un ricercare la lista degli errori da denunciare, ma è essenzialmente capire che il perdono è Grazia, è dono che Dio fa di sé a ciascuno di noi in Cristo che assume su di sé i peccati di tutti noi. E’ un amore che si dona. Semplicemente… “si dona”.
La condizione di peccatori resta anche oggi l’amara esperienza che facciamo di noi stessi. Siamo sempre bisognosi della Misericordia di Dio.
Ogni nostro incontro con lui è sempre l’incontro tra un Padre misericordioso e un figlio ingrato, ma sempre da Lui riconosciuto “Figlio”.
Occorre sentire questo incontro sempre nuovo perché è nuovo il dono di sé che Egli ci offre e che noi possiamo dare per scontato, come ovvio, ne tantomeno pretenderlo come diritto.
Essere amici di Dio, occorre ricordarcelo, è possibile solo perché lui è misericordioso.
Se ci dimentichiamo della gratuità dell’amore di Dio e della nostra indegnità, allora la comunione con Dio che ci sembra di sperimentare non è vera.
Il dono della sua amicizia è da accogliere ogni volta come un miracolo con stupita gratitudine.
Se ti senti giusto, se ti senti a posto, se ti senti ricco solo di te e non della grazia, del dono che gratuitamente Dio Padre fa di sé in Cristo a te, a ciascuno di noi, allora ricorda quanto Gesù ha detto: “figlioli, è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio.”
Un ricco, uno che si ritiene giusto, uno che è pieno di sé… è più di un cammello che vuole passare per la cruna di un ago.
E allora i discepoli si guardano dentro e dicono: “e chi mai potrà salvarsi?” Certo, chi può salvarsi da solo, come spesso abbiamo la presunzione di fare con la nostra volontà rimanendo semplicemente delusi.
Allora Gesù guardando il loro smarrimento negli occhi, dettato da tanti tentativi personali falliti, risponde: “impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio” perché Dio Padre è Grazia, Dio Padre dona Suo Figlio, Gesù dona se stesso.
Basta che la vita diventi preghiera: “vieni Signore Gesù” e che accogli Lui che si dona alla tua miseria per renderti figlio, Suo figlio. Noi ci dimentichiamo di lui ma lui non si dimentica di noi perché è Grazie, dono.
Prega, compi qualche sacrificio, rendi disponibile il cuore per accoglierlo.
Ascolta la parola di Dio che ti viene annunciata: ogni giovedì sera alle 21:00.
Ogni celebrazione eucaristica soprattutto domenicale.
Partecipando alla Via Crucis.
Vivendo la confessione.
Celebrando con attenzione e silenzio del cuore la settimana santa.
Ti riporto la bellissima preghiera finale che abbiamo detto nella festa dei Santi Vescovi Tito e Timoteo:
“O Dio, che nella tua Chiesa hai suscitato i Santi Timoteo e Tito, perché annunciassero la parola efficace della tua salvezza, dona sempre al tuo popolo pastori che inquietino la falsa pace delle coscienze e le ridestino agli impegni della rinascita battesimale.
Per Cristo nostro Signore”.
Con affetto Don Angelo
