
Pubblicato su Un popolo in cammino
19 marzo
La festa di S. Giuseppe ci invita alla meditazione sulla sua persona, il padre legale e putativo di Gesù nostro Signore,e dichiarato per questa funzione che egli esercitò verso Cristo durante la sua infanzia e durante la sua giovinezza, protettore della Chiesa, che di Cristo continua nel tempo e riflette nella storia la sua immagine e la sua missione.
E’ una meditazione che sembra, inizialmente, mancare di materia: che cosa sappiamo noi di San Giuseppe oltre al nome ed alcune poche vicende del periodo dell’infanzia del Signore? Nessuna parola, di lui, è registrata nel Vangelo; il suo linguaggio è il silenzio, è l’ascolto di voci evangeliche che gli parlano nel sonno, è l’obbedienza pronta e generosa che è domandata a lui, è il lavoro manuale espresso nelle forme più modeste e più faticose, quelle che valsero a Gesù la qualifica di “ figlio del falegname” (Mt.13,55); e null’altro: si direbbe, una vita oscura, quella di un semplice artigiano, priva di qualsiasi accenno di personale grandezza.
Eppure, questa umile figura, tanto vicina a Maria ed a Gesù, Maria, la Vergine Madre di Cristo, figura così inserita nella loro vita, così collegata con la genealogia messianica da rappresentare la discendenza terminale della progenie di David (Mt. 1,20), se osservata con attenzione, si rivela così ricca di aspetti e di significati, quali la Chiesa nel culto tributato a San Giuseppe, e quali la devozione che i fedeli riconoscono a lui, che una serie di invocazioni varie saranno a lui rivolte in forma litanica. Un celebre e moderno santuario a lui eretto, per iniziativa di un semplice religioso laico, fratel Andrè della congregazione della Santa Croce, quello di Montreal, nel Canada, porrà in evidenza con diverse cappelle,dietro l’altare maggiore dedicate tutte a San Giuseppe,i molti titoli che lo rendono protettore dell’infanzia, protettore degli sposi, protettore della famiglia, protettore dei lavoratori, protettore delle Vergini, protettore dei profughi, protettore dei morenti, …
Se osservate con attenzione questa vita tanto modesta ci apparirà più grande e più avventurata ed avventurosa di quanto il profilo della sua figura evangelica non offra alla nostra frettolosa visione. Giuseppe, il Vangelo lo definisce giusto (Mt. 1,19); e lode più densa di virtù e più alta di merito non potrebbe essere attribuita ad un uomo di umile condizione sociale ed evidentemente alieno dal compiere grandi gesti. Un uomo povero, onesto, laborioso, forse timido, ma che ha una sua insondabile vita interiore dalla quale vengono a lui ordini e confronti singolarissimi e derivano a lui la logica e forza, proprio delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana.
La sua felicità coniugale, accettando dalla famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta, per offrire, così con sacrificio totale, l’intera esistenza alle imponderabili esigenze della sorprendente venuta del Messia, a cui egli porrà il nome per sempre beatissimo di Gesù (Mt. 1,21), e che egli riconoscerà frutto dello Spirito Santo e solo agli effetti giuridici e domestici suo figlio. Un uomo, perciò “impegnato”,come ora si dice, per Maria, l’eletta fra tutte le donne della terra e della storia, sempre sua Vergine sposa, mai, fisicamente, sua moglie, e per Gesù, in virtù di discendenza legale e non naturale, sua prole. A lui i pesi, le responsabilità, i rischi, gli affanni della piccola e singolare Sacra Famiglia. A lui il servizio, a lui il lavoro, a lui il sacrificio, nella penombra del quadro evangelico, nel quale ci piace contemplarlo, e certo, non a torto, ora che lo conosciamo, chiamarlo felice e beato.
E’ il Vangelo questo! In esso i valori della esistenza umana assumono una misura diversa da quella con cui siamo soliti apprezzarli: qui ciò che è piccolo diventa grande! Ricordiamo ciò che Gesù ha detto: “Io ti rendo grazie, o Padre, Signore del cielo e della terra , perché hai nascosto queste cose ai sapienti ed ai dotti, e le hai rivelate ai piccoli”; qui ciò che è misero diventa degno della condizione sociale del Figlio di Dio che si è fatto Figlio dell’ uomo; qui ciò che è elementare risultato di un faticoso e rudimentale lavoro artigiano serve ad addestrare all’opera umana l’Operatore del cosmo e del mondo (Gv. 1,3;5 5,17), ed a dare un umile pane alla mensa di Colui che definirà se stesso “Il Pane della vita” (Gv. 6,48).
Qui ciò che è perduto per amore di Cristo, è ritrovato (Mt. 10,39), e chi sacrifica per Lui la propria vita di questo mondo, la conserva per la vita eterna (Gv.12,25).
San Giuseppe è il tipo del Vangelo, che Gesù, lasciata la piccola officina di Nazareth, e iniziata la sua missione di profeta e di maestro, annuncerà come programma per la redenzione dell’umanità; S. Giuseppe è il modello degli umili che il Cristianesimo solleva a grandi destini ; S. Giuseppe è la prova che per essere buoni ed autentici seguaci di Cristo non occorrono “grandi cose”, ma si richiedono solo virtù comuni, umane, semplici, ma vere ed autentiche.
Cari papà, spesso ci sentiamo sproporzionati al nostro compito educativo! Ma il Signore non ci chiede di essere persone eccezionali, ma semplicemente umili servitori per educare i figli e coloro che ci sono affidati ad una vera umanità. Di educare, lentamente, la vita di coloro da cui Dio ci circonda a fare dono di se stessi alla ricerca del bene degli altri e non nel proprio interesse!
Sono consapevole che tale compito non è facile, anche perché non siamo certamente aiutati, come ieri, da un contesto sociale. Ma a tutti noi è stato dato lo Spirito Santo che ci accompagna, ci suggerisce e ci sorregge.
Auguri infiniti a tutti di buon cammino.
Con affetto
Don Angelo
