
Pubblicato su Un popolo in cammino – maggio 1990
Asceso al cielo, Gesù vi colloca la nostra stessa natura umana. In Lui sale ed entra in paradiso l’uomo.
“Nello slancio della sua ascensione all’alto dei cieli, ha potentemente tratto con sè anche noi”.
Oggi ci è svelata la nostra dignità e comprendiamo il nostro vero destino:
“O Padre, a quale dignità è stato oggi elevato l’uomo che tu hai creato?”
Cristo ci ha preceduti non abbandonandoci “nella povertà della nostra condizione umana”.
Ma Gesù è salito al cielo dopo aver vissuto tutta la sua e nostra condizione umana, riflettendo nella sua carne l’amore infinito del Padre nei confronti dei suoi fratelli. S. Paolo dice che “si è fatto povero” e la sua povertà più grande sta nel fatto che non si è risparmiato. Nel fatto che si sentiva parte integrante della nostra umanità, si è consegnato a noi, ci ha amati fino alla fine: per “arricchire noi”, cioè per renderci capaci della sua stessa dignità di “Figlio di Dio”, della sua stessa dignità di innamorato dei propri fratelli, di noi.
Questa è la sua dignità.
Questa è a dignità a cui ciascuno di noi è chiamato …….
Donare la propria vita è spenderla nell’amore.
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Ascendendo al cielo Gesù dice ai suoi discepoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, ed ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.
Gesù vede nei suoi discepoli la continuazione della sua presenza nel tempo, dentro al mondo.
Oggi siamo noi i suoi discepoli, oggi siamo noi coloro ai quali Gesù si rivolge per chiederci la sua presenza di amore dentro al mondo, di annunciare loro quanto sono stati e sono amati da Lui attraverso la nostra vita.
E’ una grande responsabilità. Siamo di fronte all’uomo che desidera riscoprire il senso, la bellezza della vita vissuta nella Carità e nell’Amore.
Chiediamo al Signore di donarci il suo Santo Spirito perché possiamo essere veri testimoni della Sua passione, morte e resurrezione, perché possiamo essere veramente testimoni del Suo Amore che non si è fermato neanche di fronte ai suoi fratelli che non lo hanno riconosciuto come dice S. Giovanni nel I° capitolo del suo Vangelo.
Sorreggiamoci in questo cammino!
Don Angelo
