SIGNIFICATO DELL’ICONA

Pubblicato su Un popolo in cammino – giugno 1988

Un’icona esprime sempre una verità rivelata e non si dice dipingere un’icona, ma scrivere un’icona, perché più che un quadro è una preghiera, stesa con i colori e recitata con gli occhi, che si immerge, come goccia d’acqua nell’oceano, nell’incessante preghiera della Chiesa, la cui Liturgia arde come fiamma inestinguibile: pregare davanti all’icona è contemplare una stella del firmamento liturgico e sintonizzare la propria lode al Padre con la voce dei cieli e della terra, “che sono pieni della gloria di Dio” (Is. 6,3).

L’icona è anche un’opera d’arte sacra: i temi sono accolti dalla sacra Scrittura, celebrata e pregata dalla liturgia e dalla tradizione della Chiesa; il procedimento della costruzione, il disegno e la tecnica della composizione, la scelta dei colori e altri tratti caratteristici restano sempre subordinati al fatto spirituale della fede, come ad un’esperienza ecclesiale del Dio vivente.

Sul piano iconico, il linguaggio della fede è essenzialmente simbolico e rinvia ad una “Presenza”, quella dell’Archetipo, che si rende presente e si dona a chi contempla l’icona, che si rende così canale di grazia:

la luce della rivelazione e il fuoco dello Spirito Santo irrompono nell’orante con tanta più forza quanto “più puri sono gli occhi” (Cfr Mt. 5,8).

MADONNA DELLA TENEREZZA DI JAROSLAV

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque aderisce a lui non muoia, ma abbia la vita eterna “(Gv 3,16); e il Verbo si fece Carne, nacque da donna e pose la sua stabile dimora in mezzo a noi!

Maria, la madre di Gesù, nel concilio di Efeso (431), è proclamata Theotòkos (Madre di Dio),  perché “lo Spirito Santo scese su di lei, su di lei stese la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nacque da lei è il Santo, il Figlio di Dio” (Lc. 2,35). Maria viene detta “Madre di Dio”, poiché il frutto del suo grembo è Dio.

Nell’arte iconografica Maria è sempre rappresentata con il suo Figlio Gesù, per attestare la vera umanità del Figlio di Dio che si è fatto Carne. Maria è anche la figlia di Sion, il simbolo dell’israelita pio, che riconosce il Messia e l’accoglie; per la disponibilità con cui accoglie la salvezza, Maria è esempio vivo per ogni salvato, indicazione di accoglienza piena e generosa del Dono di Dio.

I due volti, del figlio e della madre, sono fusi al punto da formare quasi un solo volto: il volto della Misericordia di Dio Padre.

C’è una tenerezza di Maria verso il bambino Gesù, che è destinato alla croce; c’è una tenerezza di Gesù verso Maria, la cui “anima sarà trafitta da una spada di dolore” (Lc. 2,35). C’è un invito alla tenerezza anche per me, verso Dio Padre che, per la mia salvezza, ha fatto quello che non sopportò da Abramo: il sacrificio dell’unico figlio.

Lascia un commento