Roma 12/1/88
Carissimo Don Angelo,
Mi sembra doveroso farle pervenire queste poche righe, dopo solo alcuni giorni dalla mia partenza, per esprimerle il mio grazie, veramente cordiale per l’entusiasmo e lo zelo che ho visto in lei.
La sua parola, che nei toni più diversi, annuncia Cristo come Colui che deve “coinvolgere” ciascuno personalmente, non è una parola vuota, ma è seguita dall’esempio di una vita al “servizio” di quanti il Signore le ha affidato. Ciò dà valore di testimonianza alla sua giornata, tutta dedita agli “altri”.
Mi permetto qui di citare alcune righe, scritte da don Luigi Serentha’ nella presentazione di un libro che raccoglie lettere e discorsi alla Diocesi (1980-81) di S.E. il Cardinale Carlo Maria Martini. Mi sembra che queste parole possano andare bene anche per lei.
“……….Balza in modo evidente la profonda volontà di vedere, di ascoltare, di conoscere, il desiderio di amare e servire la comunità cristiana che il Signore gli ha affidato, per testimoniare a tutti l’Amore di Dio “incarnato per noi e per la nostra salvezza”……Ciò che colpisce….. l’umanità da cui ci si sente presi……un’umanità semplice e cordiale, un’attenzione premurosa, ma discreta, una sensibilità profonda e vera, ad ogni bisogno dell’esistenza umana”.
La sua scelta preferenziale per i malati, per i poveri (e lei mi insegna che non esiste solo la povertà materiale) , i portatori di handicaps o di tare, è poi la scelta che ha fatto Cristo che ha voluto essere uno di noi per salvarci. Sono convinto che Jerago ha trovato chi crede nelle possibilità dell’uomo, di ogni uomo, e che guidi chi ha fiducia in lui, anche se ciò comporterà apparenti sconfitte o sembrerà ai “benpensanti” del tempo perso.
Certo è una testimonianza, la sua, che non cadrà nel vuoto, ma che alcuni, forse pochi faranno propria e che con il tempo porterà frutto. Il contadino ce lo insegna: non ha fretta, lascia lavorare il tempo e pazienza e fiducia sono caratteristiche essenziali del suo lavoro.
Sono contento di aver trascorso quasi sei mesi con lei. Forse si attendeva qualcosa in più da me, forse qualcosa di meglio… non so … l’andare oltre poteva sembrare invadenza?
L’augurio che le faccio è che i parrocchiani sappiano apprezzare il tanto bene che vuole loro, anche se forse lo vorrebbero espresso in modo diverso. Ognuno è sé stesso e vive in ciò in cui crede in modo personale, da adulto che coscientemente fa le sue scelte guidato dalle sue convinzioni e non dalla moda.
Grazie don Angelo e “memento ad invicem”
Padre Eugenio
PS. Scusi il figlio e la libertà che mi sono permesso, saluti ed auguri anche a Patrizia e a tutti gli amici di Jerago.
