Pubblicato su Un popolo in cammino luglio 1988
Carissimi,
prego il Signore affinchè mantenga in me una ferma speranza a riguardo della persona di ognuno di noi, perché possiamo crescere insieme nella carità.
Dio è pronte ad accoglierci.
La Chiesa è pronta ad abbracciarci e ci resta fedele perché fedele è Dio conosciuto attraverso Gesù anche quando noi siamo e vogliamo orgogliosamente essere lontani.
Ci può abbracciare se noi ci gettiamo tra le sue braccia. Rispetta la nostra libertà perché il Signore, il Suo Signore, rispetta la nostra libertà. E’ un padre e una madre che attendono: non vogliono condividere la nostra vita “a tutti i costi”, ma non rinunciano alla loro responsabilità di Padre e di madre e perciò restano fedeli: i figli restano “loro figli”. E quando questi misconoscono la loro paternità e maternità, nel silenzio addolorato ripetono sempre: “sei uomo perché hai un padre e una madre. Se non li riconosci hai perso te stesso, sei smarrito anche quando ti sembra di essere più vivo nel fare ciò che ti pare e piace!”,
Nella parabola del “Figliol prodigo” il figlio, che si sentiva oppresso dalla dipendenza paterna, dopo aver voluto allontanarsi da casa per fare ciò che gli piaceva, ritorna e dice: ”Accettami a casa tua almeno come servo”. Ma il padre resta padre, la madre resta madre e non dimenticano che quel ribelle è il loro figlio. Per loro è sempre”figlio” anche quando, per la sua ribellione, hanno perso la consapevolezza di esserlo. Dicono perciò ai servi: “Facciamo festa perché questo figlio si era perso e ora si è riscoperto figlio”.
Quando ha voluto andarsene alla ricerca di piaceri egoistici lo hanno lasciato andare, quando ha voluto affermare la sua libertà come “poter fare quello che gli piaceva” lo ha lasciato andare. Ma quando è tornato riconoscendo che c’è più certezza, sicurezza, gioia nell’appartenere alla casa del Padre tutto si è spalancato.
E’ vero che la Chiesa, l’Oratorio sono la casa di tutti, di tutti coloro che desiderano recuperare la propria dignità di “figli”, la propria dignità di uomini veri, non di chi pretende di vivere secondo una propria istintività, secondo una libertà che è “poter fare ciò che piace”. E’ inevitabile che l’Oratorio non possa educare chi è in questo atteggiamento ad una stima della propria famiglia, ad una stima della propria ed altrui persona, ad una stima di appartenere al “popolo di Jerago” religioso e civile.
Affinchè le strutture vengano realmente utilizzate per il progetto irrinunciabile della formazione di “uomini veri”, gli Architetti della Curia di Milano stanno seriamente studiando un progetto di ristrutturazione e valorizzazione di tutto l’ambiente dell’Auditorium – Bar – Oratorio.
Che stima abbiamo dei sacrifici dei nostri vecchi e di chi è già definitivamente con il Signore se manteniamo una struttura che vale miliardi per essere usata 5-10 volte all’anno? Eppure questi sacrifici sono stati affrontati nella speranza di servire a se stessi, ai ragazzi, ai giovani, nella Carità, nella capacità di assumersi responsabilità personali e sociali.
Occore che una tale struttura sia resa capace di servire 100-1000 volte il “bisogno vero” delle nostre persone.
Non è la paura che i ragazzi si perdano che ci deve guidare, ma la preoccupazione di indicare una strada percorrendo la quale i ragazzi ed i giovani trovino la forza di salvarsi dalle tentazioni odierne di fuga dalla vita e dalle sue responsabilità.
Ai giovani dico: “Mi accorgo che avete vergogna o paura di pregare; mi accorgo che avete timore di fermarvi un istante nel silenzio per guardarvi dentro al cuore e vedere se vivete nella verità e nell’errore. Questa non è fortezza, ma debolezza, non è capacità di guardare in faccia alla verità, ma fuga e stordimento in un vortice che impedisce di cambiare direzione se si sbaglia. Si riempie la vita di attività, di suoni, di evasioni per riempire la propria solitudine o il proprio vuoto di significato della vita. E’ forte chi sa fermarsi per ascoltare ciò che c’è nel cuore, è forte chi sa pregare e chiedere che la propria vita sia ricolma di carità e di attenzione a riguardo dei propri cari, amici e nemici. Silenzio e preghiera sono di chi è forte.”
Perciò prego e chiedo di pregare perché tutto sia valorizzato in funzione della crescita umana
Don Angelo
