7 Dicembre – Sant’ Ambrogio

S. AMBROGIO (Aurelius Ambrosius)

È nato a Treviri nel 333-334. E’ patrono di Milano. E’ festeggiato il 7 dicembre anniversario della sua Consacrazione Episcopale.

Ambrogio parla della sua vocazione episcopale 

“Che devo fare perché tu dica di me: sono rimessi i tuoi peccati perché ho molto amato? ( Lc.7,47 ). Confesso che il mio debito è più grande e che a me è stato rimesso di più perché sono stato chiamato all’episcopato dal frastuono delle liti del foro e dal temuto potere della pubblica amministrazione…

Si dirà, infatti:- Ecco quello che non è stato allevato in grembo alla Chiesa, non è stato domato fin da ragazzo, ma è stato trascinato a forza dei tribunali, strappato dalla vanità di questo mondo; quello che, abituato un tempo alla voce del banditore, si è avvezzato al cantico del salmista, rimane nell’episcopato non per suo merito, ma per grazia di Cristo e siede tra i convitati nella mensa celeste-.

Conserva, Signore, la tua Grazia, custodisci il dono che mi hai fatto nonostante le mie repulse. Io sapevo, infatti, che non ero degno di essere chiamato vescovo, perché mi ero dato a questo mondo. Ma per la tua grazia sono ciò che sono e sono senz’altro in infimo (Corinzi 15,9) tra tutti i vescovi, e meno meritevole, tuttavia, siccome anch’io ho affrontato qualche fatica per la Tua Santa Chiesa, proteggine il risultato. Non permettere che si perda, ora che è Vescovo, colui che quando era perduto, hai chiamato all’episcopato “.

( Ambrogio” la penitenza II 8,67 “).

La vita quotidiana del pastore di anime vista da Sant’Agostino.

Il Vescovo di Ippona, Agostino, sulla cui conversione Ambrogio aveva profondamente influito prima di battezzarlo nella Pasqua del 387, parla della disponibilità di un vescovo sovraccarico di impegni il quale trova, nonostante ciò, il tempo necessario alla lettura fatte in silenzio che sorprende il rettore africano, abituato, come gli antichi, alla lettura ad alta voce.

“Quanto ad Ambrogio lo ritenevo un uomo ben fortunato, secondo il comune giudizio del mondo, poiché tanti uomini potenti gli facevano onore: del tenore di vita di lui, soltanto il celibato era, a parer mio, un grosso sacrificio. Ma quale somma di speranze egli portasse in sé, quali lotte egli dovesse sostenere contro le tentazioni inerenti alla sua stessa posizione elevata, e quante consolazioni egli contro le avversità ritrasse e nel cuore suo quale occulta bocca egli avesse che poteva ruminare le sapide gioie del pane Tuo, di tutto questo io certo non riuscivo a fare congettura né ad avere esperienza.

… Io non riuscivo Infatti, a chiedere a lui ciò che volevo e come lo volevo, perché mi escludeva dal suo orecchio e dalla sua bocca una folla di uomini presi dalle loro faccende, alle cui necessità egli sovveniva; e quando non ero preso da loro, il che avveniva per ben piccola parte del suo tempo, allora o doveva confortare il corpo con i necessari sostentamenti o lo spirito con la lettura.

Ma quando leggeva, gli occhi tutti intenti scorrevano lungo le pagine, l’animo ne penetrava i riposti sensi, mentre voce e lingua, allora, s’acqietavano. Spesso, quando si trattenevano vicino a lui,-infatti non si faceva mai divieto che qualcuno entrasse, ne vi era abitudine di annunziare chi entrava-lo vedevamo così tutto preso a leggere, senza alzare la voce e giammai altrimenti, e noi ce ne stavamo raccolti in silenzio ininterrotto. Chi, infatti, avrebbe osato arrecare fastidio ad una persona così assorta? Poi ci ritiravamo e facevamo congettura che egli, proprio in quel breve periodo di tempo, che riusciva a cogliere ter rilassare il suo spirito, liberandosi al fine del frastuono degli affari altrui, non volesse essere invitato ancora ad altro discussione. Può darsi anche che egli volesse evitare che, leggendo ad alta voce, un qualunque ascoltatore, di quelli attenti e desiderosi di intendere magari un brano che andava leggendo, proprio in un passaggio più degli altri difficile, L’obbligasse a distrarsi in disservizi, e che egli, perdendo il suo tempo in siffatte distrazioni, dovesse poi dedicare alle opere di studio minore tempo di quello che desiderava. Ma vi poteva essere anche un’altra più plausibile ragione di questo sul leggere in silenzio, cioè quella di avere riguardo per la voce, che assai facilmente gli si abbassava. Qualunque fosse, tuttavia, l’intenzione che lo spingeva a comportarsi così, certo un uomo di quella fatta non poteva comportarsi che con buone intenzioni.

… Io, ogni giorno dedicato al Signore, non mancavo di ascoltarlo quando egli, tra il suo popolo spiegava con precisione la parola della verità, e in più mi rinsaldava la persuasione che si potessero sciogliere tutti i nodi di abili calunnie che ordinavano contro le Sacre Scritture quegli impostori che erano riusciti ad ingannarmi… 

Tutto lieto ascoltavo Ambrogio quando egli, nei suoi sermoni al popolo, come se si trattasse di una regola da ripetere con insistente diligenza, diceva: “La lettura uccide, lo spirito, invece, vivifica”. (II Corinzi 3,6).

Tutto lieto io ero quando egli, quei passi che esposti alla lettera pareva che esprimessero principi che portavano sulla via dell’errore, li interpretava secondo vero senso spirituale, rimuovendo il velo mistico, senza dire cosa che mi potesse colpire direttamente, se pure riusciva ad esporre quei principi che io ancora ignoravo se fossero veri “.

Agostino-confezioni 6. e, 3, 3-4 

e 6- A Marzullo-bologna 1971.

Ritratto morale di Agostino tracciato dal suo segretario

“Venerabile Vescovo era, poi, uomo di grande astinenza e di molte veglie e fatiche, e macerava il corpo con quotidiano digiuno; non ebbe mai l’abitudine di prendere la colazione al mattino, se non nei giorni di sabato e domenica, o quando ricorresse l’anniversario, passione dei più celebri martiri.

Grande era anche l’assiduità della preghiera, di giorno e di notte. Non evitava di scrivere libri di sua mano, se non quando non lo impedisse qualche infermità fisica. V’era anche in lui sollecitudine per tutte le Chiese (II Cor.11,28) ed assiduità e costanza dell’intervento nei loro affari. Resistentissimo anche nelle funzioni ecclesiastiche, al punto che era solito compiere da solo, circa i battesimi, cioè che poi, quando fu morto, cinque Vescovi a stento compirono.

Molto sollecito anche dei poveri e dei prigionieri, infatti nell’occasione in cui fu ordinato Vescovo, tutto l’oro e l’argento che possedeva lo erogò ai poveri e alla Chiesa. Anche i poveri che aveva, riservato l’usufrutto alla sorella, li donò alla Chiesa, non lasciando a sé nulla che quaggiù potesse dirsi suo, per seguire, come soldato nudo e privo d’impaccio, Cristo Signore, il quale essendo ricco, si fece povero per noi, perché noi fossimo arricchiti della sua povertà “. (II Cor. 8,9)

Paolino di Milano

” Vita di Ambrogio “-

Ho voluto riportare dei passi di Ambrogio, Agostino e Paolino di Milano perché abbiamo a comprendere che Dio Padre in Gesù non ci ha mai lasciati senza semi, senza indicazioni di un cammino da compiere verso la sua Santità. Lo Spirito Santo ieri, come oggi, dona alla sua Chiesa gemme preziose che sono anche per noi una ricchezza enorme.Fanno parte della nostra vita, fanno parte della santità della Chiesa oggi. Anche ciascuno di noi è chiamato ad essere questo dono per tutta l’umanità ed a vivere eternamente la Gerusalemme gloriosa.

don Angelo 

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