Il vangelo della carità principio ispiratore di una nuova coscienza morale nell’impegno sociale e politico

Pubblicato su Un popolo in cammino – settembre 1991

A una società come la nostra, che rischia di perdere la vera integrale misura dell’uomo, il Vangelo della carità può offrire una visione antropologica ed equilibrata, capace di individuare e proporre i necessari riferimenti etici per affrontare e risolvere i grandi problemi della nostra epoca. Come già notavamo, sta risvegliandosi in questi anni, tra i diretti responsabili e nella più vasta opinione, una nuova consapevolezza della rilevanza dell’etica per l’ambito pubblico, e non solo per l’esistenza individuale. Questi sviluppi, quasi necessitati dalle forze dei fatti, rappresentano una significativa inversione di tendenza – sia pure incerta, parziale ed ambigua nei suoi sbocchi concreti – rispetto a quella rivendicazione di assoluta autonomia dei singoli ambito dell’attività umana e riduzione dell’etica ai solo comportamenti privati, che venivano spesso ritenute il segno della modernità e l’esito inevitabile del processo della secolarizzazione.

Nello stesso tempo permangono e sembrano radicalizzarsi orientamenti culturali e politici tesi a emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all’etica cristiana e alle più genuine tradizioni del nostro popolo, particolarmente in ambienti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela della vita, dell’educazione. Si finisce così col sostenere indirizzi contrari alla dignità e inviolabilità della persona e ai veri interessi della nostra società, sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana  a proseguire e intensificare il proprio  impegno per la promozione dell’uomo e il bene del paese. Elemento centrale di tale impegno sono necessariamente i contenuti e i valori fondamentali dell’antropologia e dell’etica cristiana, non per un qualsiasi vantaggio della Chiesa, che ben sa di non essere chiamata ad esercitare alcun potere terreno, ma perché essi esprimono la verità e la promuovono l’autentico bene della persona della società.

La Chiesa realizza questa sua imprescindibile missione attraverso l’impegno sociale e pubblico che i laici cristiani condividono con tutti gli altri cittadini ed assumono mossi e illuminati dalla loro scelta di fede. Ma l’adempie anche con la sua globale testimonianza di servizio e con l’opera di evangelizzazione, che offre senso e scopo alla stessa vita e sviluppo della società. Ciò non implica un’assunzione di impegno politico più o meno diretto da parte dei gruppi, comunità o anche istituzioni ecclesiali. Verrebbe in tal caso trascurata in pratica la distinzione tra le azioni che i fedeli individualmente o tra loro associati – intraprendono in proprio nome, come cittadini, e quelle che intraprendono in nome della Chiesa in comunione con i Pastori. Come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II, tale distinzione è invece di grande importanza, specialmente in una società pluralistica come quella italiana, e aiuta ad evitare che si rafforzi nella gente un’immagine di Chiesa troppo appiattita sulle sue dimensioni terrene. I grandi valori morali e antropologici che scaturiscono dalla fede cristiana devono essere vissuti anzitutto nella propria coscienza e nel comportamento personale, ma anche espressi nella cultura, e attraverso la libera formazione del consenso, nelle strutture, leggi e istituzioni. Intorno ad essi non può quindi non realizzarsi la convergenza e l’unità d’impegno dei cristiani – ciò vale ad esempio per il primato e la centralità della persona, il carattere sacro e inviolabile della vita umana in ogni istante della sua esistenza, la figura e il contributo della donna nello sviluppo sociale, il ruolo e la stabilità della famiglia fondata sul matrimonio, la libertà e i diritti inviolabili degli uomini e dei popoli, la solidarietà e la giustizia sociale a livello mondiale. Ciascuno è chiamato a promuoverli secondo l’ambito delle sue responsabilità e delle sue condizioni di vita.

A nessuno è lecito invece disinteressarsi di essi, dividerli l’uno dall’altro o collaborare alla loro pratica negazione.

L’ORIZZONTE PLANETARIO DELLA SOLIDARIETA’,

DELLA PACE E DELLA SALVAGUARDIA DEL CREATO

L’orizzonte dell’impegno a cui siamo chiamati va in effetti molto al di là dei confini del nostro paese. Riguarda l’Europa da costruire insieme, nella pienezza e nell’equilibrio delle sue dimensioni culturali, etiche e spirituali.

Investe l’obiettivo della pace, della solidarietà, della unità dei popoli e delle nazioni a livello planetario che si profila di fronte alla nostra generazione come una meta ormai necessaria e concretamente perseguibile, nella giustizia, nella libertà, nel riconoscimento dei diritti e dei doveri come dei valori di ciascuno.

“Oggi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, l’amore preferenziale per i poveri, con le decisioni che esse ci ispira, non può abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore: non si può non prendere atto dell’esistenza di questa realtà.

L’ignorarle significherebbe assimilarci al “ricco Epulone”, che fingeva di non conoscere Lazzaro il mendico, giacente fuori dalla sua porta (cf. Lc 16,19-31).

La nostra vita quotidiana deve essere segnata da queste realtà”. A sua volta, l’impegno per la salvaguardia del Creato rappresenta un’urgenza imprescindibile del nostro tempo, che va affrontata con serietà in tutte le sue implicazioni, senza perdere di vista – d’altronde – la dignità dell’essere umano. Ciò comporta un cambiamento di mentalità, che purtroppo siamo ancora lontani dall’aver raggiunto.

Ciascuno senta come proprio dovere di coscienza l’impegno etico della solidarietà universale, che non è “un sentimento di vaga  compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone”, ma “la determinazione ferma e permanente di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno”.

Occorre superare pregiudizi, ristrettezze di visione, provincialismi culturali e sociali, educarsi alla pace nel senso dello “shalom” biblico: pace con Dio, con sé stessi, con gli altri, con la natura.

Dobbiamo acquisire uno stile di vita sobrio, più ricco di condivisione e di convivialità. L’impegno dei cristiani, in significativa convergenza con tutti gli uomini di buona volontà, potrà immettere un’anima spirituale e un saldo fondamento etico nelle decisioni e istituzioni economiche e politiche, nazionali e internazionali, necessarie nel prossimo futuro.

Operare in questa direzione è offrire il proprio contributo alla “civiltà nuova dell’amore”. 

 

Don Angelo



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