Tempo di avvento

memoria della prima, e attesa della seconda venuta del Signore

L’avvento apre l’anno liturgico. Dà inizio a quel ricordo di misteri della redenzione con il quale la Chiesa “dischiude ai fratelli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo e i fedeli possano venire a contatto ed essere ripieni della Grazia della salvezza”.

Le sei settimane – quante sono dell’avvento ambrosiano-gravitano sulla memoria del Natale, disponendo la Chiesa a celebrarla con nuovi frutti di Grazia: e insieme accentuando in essa il segno del Signore, che dopo la prima venuta deve ancora venire a compiere e a giudicare la storia.

Ma tra “la prima venuta” e “il ritorno Glorioso alla fine dei tempi”, Gesù Cristo, morto e risorto, è sempre ” veniente “, e la liturgia dell’Avvento rinnova la vigilanza e l’attenzione del cuore alle visite e alle venute, di ogni giorno, del Signore. 

1- la preparazione del natale di Cristo 

Ogni anno la Chiesa ritorna a celebrare la “ prima venuta nell’umiltà della carne” , che fu compito dell’antica speranza nella “pienezza dei tempi “. Tuttavia la memoria liturgica dell’evento di salvezza che fu l’apparizione del Figlio di Dio non si circoscrive e non si volge a una realtà per sempre passata della quale soltanto è possibile il ricordo. La natività del Signore ha creato per l’uomo una condizione nuova che continua a permanere: è redenzione, rinascita, chiamata alla comunione della vita divina e alla partecipazione della Carità del Padre, destinazione all’eredità della gloria.

Per la Chiesa la liturgia natalizia è ripresentazione e risalto di quella economia di salvezza “attuale” instaurata dalla “carne di Cristo “, e il tempo dell’Avvento prepara e introduce ad averne un’ intelligenza più viva e più profonda. Come fatto che sale e si manifesta nella storia, il Natale del Signore non si rinnova, ma nella sua commemorazione emerge il suo significato, e questa stessa emergenza fa parte del piano di redenzione.

2- La ripresa dell’attesa profetica 

Preparandosi alla memoria natalizia, i credenti risentono la voce soprattutto profetica e rivivono nello spirito l’aspettazione messianica. Certo, essi sanno che l’attesa dei Padri è colmata, eppure l’annuncio, che ha sostenuto e guidato Il cammino verso l’evento del Redentore, ora apre e rivela alla Chiesa il senso del mistero compiuto, e la dispone ad avvertire il bisogno della salvezza, a capire “il sorprendente amore”, ad attingere il frutto nelle “opere mirabili” che la celebrazione natalizia ripropone ed esalta. Rileggere il messaggio dei profeti – e nei “santi giorni di Avvento” lo facciamo con impegno più prolungato e più intenso-vuol dire provvedere nel cuore lo spazio per accogliere la  

“ ricchezza inesauribile ” del Figlio unigenito fatto uomo per noi.

Ma i suoi gesti di Grazia non sono ritardati alla memoria liturgica: sono offerti ogni giorno.

3-L’accoglienza del Signore che viene

 La Chiesa può celebrare la natività del Signore perché non è più un evento futuro da attendere sul filo del tempo, ma realtà vissuta nell’oggi, il frutto della apparizione di Cristo è Grazie del presente.

La liturgia dell’Avvento ci rende svegli e sensibili alla storia della salvezza che ora, a partire dal Signore, è in atto, poiché egli è Colui che continua a venire per noi. Continua a venire nell’azione memoriale: “nel ricordo di così grande amore per noi si rinnova nella Chiesa la grazia di Cristo Redentore “, e in tutti quei doni che sono scaturiti da lui: ” il tempo volge ormai verso la fine, già siamo figli di Dio e ci è donata in pegno l’eredità dei cieli : ” ci hai donato con imprevedibile Amore le primizie dello spirito e ci hai fatto in Cristo tuoi figli “. Questo “tempo sacro” accresce l’avvertenza al passaggio del Salvatore nella Chiesa e nell’intima vita di ogni Fedele; intensifica l’attenzione al suo “stare alla porta e bussare” ormai in ogni istante nelle nostre vicissitudini. 

Don Angelo

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