Natale è povertà

Pubblicato su Un popolo in cammino – dicembre 1991

Cristo è la luce, Cristo è la pace, Cristo è la letizia, Cristo è la ricchezza dell’umanità. Ma osserviamo come questa sorgente di incomparabile gaudio scaturisce nella realtà storica della nascita di Cristo. Osserviamo il quadro della scena di questo avvenimento.

E’ IL QUADRO DELLA POVERTA’

Qui è tenebra. Noi siamo troppo abituati, festeggiando il Natale nella opulenza e nel divertimento, a considerare questo fondo oscuro da dove scaturisce la luce di Betlemme; eppure sappiamo che la scena è squallida e notturna, e che la più cruda povertà accoglie in terra l’Ospite divino venuto dal cielo, Gesù.

La povertà lo circonda e lo umilia. La povertà è il dominio del gran Rè.

La povertà è una condizione brutta, che ognuno di noi rifiuterebbe immediatamente: è distacco, è privazione, è debolezza, è sofferenza, è soggezione ad altri. E’ una sorte, per noi, triste ed intollerabile perché è rinuncia ai doni magnifici della terra, è mancanza di quei valori materiali, economici, edonistici che riempiono con immediatezza, agli inizi del cuore dell’uomo: sono questi valori il sogno degli uomini! Sono la ricchezza, la potenza, l’orgoglio. E sono anche la condizione indispensabile della sua vita, del suo progresso, della sua cultura. Sono il Suo pane terrestre.

SI’ MA GESU’ E’ PROPRIO NATO POVERO.

Allora qui c’è un contrasto. Colui che si presenta come Salvatore del mondo, come amico dell’umanità, come conciliatore della terra e del cielo, dimostra al suo primo arrivo un assoluto disinteresse di quei beni che noi, in genere, stimiamo di più; un disprezzo forse.

Sarà, perciò, possibile intendersi con un Messia volutamente povero? Sarà possibile intendersi con un Profeta così estraneo alle nostre istintive aspirazioni di ogni uomo? Sarà possibile seguire un Maestro che non sale sulla cattedra dei valori che noi spesso stimiamo come unici, positivi, necessari?

GESU’ E’ L’INIZIATORE DI UN MESSAGGIO CHE RESTA PER MOLTI INCOMPRENSIBILE, PER TUTTI DIFFICILE.

Qui sta il mistero. Perché è povero il padrone dell’universo, che viene su questa terra che è sua? E’ venuto nella sua proprietà “Venne tra i suoi …. E non lo riconobbero” (Gv.1,11). Nasce in una stalla e, fatto adulto sarà più povero delle volpi, che pur hanno una loro tana, e degli uccelli, che pur hanno un loro nido, mentre Lui, il Figlio dell’uomo non avrà dove posare il capo (Lc.9,58).

 

Noi non capiremo mai bene questo mistero di umiliazione estrema se non collegandolo con una intenzione infinitamente generosa di Dio, che si dona, come è caratteristica sua, della sua Carità e per mostrare questa sua Carità in mezzo agli uomini porta agli estremi gli effetti a cui porta l’Amore: lo spogliamento, la povertà.

LA POVERTA’ UMANA DI CRISTO SAREBBE, ALLORA, LA PROVA, IL SIMBOLO DELLA GENEROSITA’, DELLA RICCHEZZA DEL DIO CHE AMA.

S. Paolo scrive: “ Gesù Cristo …. Da ricco che era si è fatto povero per nostro amore al fine di farci ricchi con la sua povertà”. (II Cor. 8,9).

Mistero che si fa molto più chiaro se pensiamo che la povertà di cui Gesù si circondò doveva dimostrare che la sua opera redentrice non era fondata su mezzi umani.

INFATTI, COME CI HA SALVATI? CON CHE COSA?

S. Pietro, nella sua prima lettera, ci dice chiaramente che non a prezzo di oro o di argento siamo stati riscattati, ma dal sangue prezioso di Cristo (I Pt. 1,18-19). La redenzione non si è compiuta con mezzi umani o terreni, ma con  la passione e morte di Cristo. La redenzione non è fondata sopra cose, forze, beni di questo mondo, ma si è realizzata tutta in Lui e tutta da Lui.

Gesù ha voluto mettersi all’ultimo livello sociale perché nessuno lo potesse credere inaccessibile. Ogni ricchezza temporale è, in qualche modo, divisione, è dislivello, è distanza degli uomini tra loro. Ogni proprietà stabilisce un “mio” e un “tuo” che separa gli uomini, o li unisce in un rapporto che, come non è comunione di beni, così, spesso, non è comunione di spirito. Gesù, se non ha abolito per la società terrena la proprietà, ha voluto prescindere totalmente da essa per giungere ad una unità, ad una comunione universale con gli uomini che voleva rendere suoi fratelli.

LA POVERTA’ DI CRISTO CI APPARE, ALLORA, SOTTO UN ASPETTO MERAVIGLIOSAMENTE UMANO; ESSA E’ IL SEGNO DELLA SUA AMICIZIA, DELLA SUA PARENTELA CON L’UMANITA’.

E quella umanità, che non apparrà alla parentela fraterna con Lui il diaframma della propria posizione sociale, della propria isolante fortuna, della propria egoistica sufficienza, lo incontrerà, lo capirà, lo avrà suo. Non dimentichiamo, allora, le Beatitudini: “ Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli”. (Mt. 5,3)

C’è un’onda di simpatia, di amore, di predilezione che si riversa sulla terra e la inonda e che arriva dove c’è povertà, dove c’è bisogno, dove c’è sofferenza, dove c’è umiltà.

C’è un’onda di simpatia, di amore, di predilezione che si riversa sulla terra e che la inonda, che arriva dove vi è ancora spazio per ricevere, dove vi è desiderio per pregare.

INFATTI I POVERI SONO QUELLI CHE DESIDERANO, CHE SPERANO, CHE PREGANO. CRISTO SIGNORE, IL GRANDE FRATELLO POVERO, E’ PER LORO E PER QUELLI CHE, COME LORO, DESIDERANO, SPERANO E PREGANO.

La povertà è onorata da Cristo: bisogna che la onoriamo anche noi. Occorre che la onoriamo, non che la malediciamo, non che la disprezziamo. Occorre che la onoriamo come disposizione d’animo, che ci libera dall’attaccamento disordinato ai beni temporali, che ci dirige verso i beni spirituali e verso la pratica della carità.

OGGI LA POVERTA’ E’ OGGETTO DI LODEVOLISSIMO INTERESSE; E’ STUDIATA E BENEFICATA. C’E’ L’ASSISTENZA!

 

Lo sviluppo della civiltà moderna, sotto l’influsso (taciuto, anche negato, ma reale) dello sviluppo cristiano, arriva fino ad assistere, a curare, a combattere, a togliere la povertà. Ma, ad osservare bene, oggi la povertà è più temuta che amata ed è giudicata senz’altro un male senza scrupoli alcun bene.

La visione completa della vita umana sotto la luce di Cristo vede, invece, in un povero, qualcosa di più di un bisogno! Vede un fratello misteriosamente rivestito di una dignità, che mi obbliga a rispettarlo, ad accoglierlo con premura, a patire con Lui.

NEL POVERO, PROPRIO ATTRAVERSO I LEMBI CADENTI DELLA SUA MISERIA, TRASPARE UNA LUMINOSITA’, SI DELINEA UN VOLTO: E’ QUELLO DI GESU’ BISOGNOSO.

 

Bossuet, nel suo discorso sulla grande dignità dei poveri nella Chiesa, dice: “Gesù non ha bisogno di nulla, e Gesù ha bisogno di tutto secondo la sua potenza, ma ha bisogno di tutto secondo la sua compassione”.

 

L’INCARNAZIONE SI E’ ESTESA A TUTTA L’UMANITA’, E RIAPPARE LA’ DOVE L’UMANITA’ E’ MANCHEVOLE. DIETRO L’UOMO SOFFERENTE, POVERO, BISOGNOSO, SI SVELA IL CRISTO.

 

La scoperta si presta ad infinite applicazioni che offrono all’esercizio della carità un motivo inesauribile di generosità e di sacrificio.

 

Inoltre scopriamo che c’è una povertà maggiore della povertà materiale: quella di chi non ha ancora scoperto che il significato della vita è donare la vita stessa per il bene dei fratelli per realizzare la propria vita nell’Amore.

 

Ma occorre avere una povertà di spirito, cioè il distacco del cuore dai vincoli soverchi e disordinati che ci legano alle ricchezze ed i valori di questo mondo. Questo è importante perché ci impegna tutti. Questo è difficile perché più o meno tutti, specialmente nel nostro mondo moderno, siamo assorbiti dalla vita economica.

La legge economica si deve favorire, ma i poveri di spirito, se vogliono essere cristiani, se vogliono essere ricchi di carità, se vogliono essere uomini veri e civili devono usare di tutto a favore dei propri fratelli, non essere schiavi della legge economica!

Poveri di spirito vuol dire liberi di spirito rispetto a quelle ricchezze che non possono assolutamente formare lo scopo vero ed unico della vita! Liberi, cioè capaci di dominare quei beni temporali che impegnano tutta  la vita, così da non essere dominati. Chi possiede, spesso è posseduto dalle sue ricchezze e dalle cure che esse portano con sé.

Oggi la povertà di spirito è una virtù difficile perché la ricchezza, da conquistare, da conservare, da accrescere, da godere, ha invaso il cuore umano.

Ecco perché il cristiano, oggi, langue.

Il materialismo di chi lotta per raggiungere una ricchezza che non ha, non è diverso dal materialismo di chi agisce per mantenere egoisticamente e per godere edonisticamente una ricchezza che ha già; e, forse, questo, è peggiore perché più sazio di sé. Il materialismo è uno dei mali capitali del nostro tempo.

 

Perciò è una virtù difficile, ma ci è raccomandata, anzi, ci è comandata dal Vangelo.

 

 Il Natale ce ne dà insegnamento solenne. Occorre domandare al Signore che il nostro cuore sia una cella vuota, sgombra dagli affanni temporali, una cella libera dove si possa dare alle cose del mondo il loro vero valore relativo e riacquistare la scala dei valori assoluti, quelli dello Spirito. Occorre che il nostro cuore ridiventi una cella dove prevalga chiaro e visibile il senso morale, dove il bisogno della preghiera e di Dio restituisca respiro all’anima, dove l’egoismo ceda alla bontà e all’amore, dove il cristiano ritorni ad essere padrone dei suoi beni al punto da sapersene anche privare.

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Ti ringrazio, Signore, che vieni ad abitare in mezzo a noi nella povertà.

Ti ringrazio, Signore, che venendo in mezzo a noi ci richiami a vedere nei più poveri e nei più bisognosi il Tuo volto ed il cuore paterno del Padre.

Ti ringrazio, Signore, perché sei venuto a donarci la vita e non le cose.

Ti ringrazio, Signore, perché mi richiami ad amare le cose perché possano servire per esprimere il Tuo Amore e la provvidenza del Tuo e nostro Padre.

Ti ringrazio, Signore, perché mi insegni a donare le cose, ma soprattutto ad impegnare la vita per il bene dei miei fratelli.

Sono fragile, sono debole, e tu lo sai perché mi conosci. Donami il Tuo Spirito di fratellanza perché la mia vita sia riflesso nel mondo della Tua vita.

 

Don Angelo



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