Carissimi

Pubblicato su Un popolo in cammino – giugno 1991

il Signore, prima di salire al cielo, ha rivolta una preghiera al Padre chiedendo per noi una realtà fondamentale per la nostra salvezza e per quella di ogni uomo:

“Padre che siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola, perché il mondo sappia che mi hai mandato tu”. (Gv. 17)

Dunque il nostro compito, la nostra prima missione, il nostro impegno fondamentale è “essere una cosa sola”. Il nostro impegno essenziale è, come dice Giovanni Paolo II, “Implantatio Ecclesiae”, rifondare, impiantare nuovamente la Chiesa.

Perché questa preghiera di Gesù, perché questa preoccupazione del nostro pastore supremo?. Ci risponde Gesù stesso:

“Finchè io era tra loro li ho difesi dalla mentalità del mondo e tutti si sono salvati fatta eccezione di Giuda, ma ora io torno a te e li lascio nel mondo.

Ti prego che non si lascino trascinare dalla mentalità di questo mondo!”. (Gv. 17)

La mentalità mondana è quella di:

  • Pensare a se stessi;
  • Fare i propri interessi;
  • Affermare il proprio modo di vedere le cose;
  • Sottomettere gli altri al proprio volere, usare gli altri per i propri interessi senza rispettare la loro libertà che è fondamento della persona.

E’ penetrata anche nella Chiesa sradicando il motivo fondamentale della sua presenza dentro il mondo.

Occorre, dice Giovanni Paolo II, che la Chiesa diventi

Ancora veramente Chiesa, veramente luogo della difesa della persona, della difesa della verità, del diritto di ogni uomo a vivere in libertà, nella carità e nell’amore.

Allora, sulla base di queste osservazioni, che sono un fatto e non una pensata di don Angelo, che cosa possiamo fare? Dove dirigere le nostre energie?

Certamente non sulle cose da fare che non si devono trascurare, ma che devono diventare una conseguenza!

INNANZITUTTO OCCORRE CHE OGNUNO DI NOI SI CONVERTA A CRISTO. Che abbia dinnanzi agli occhi la sua persona, il suo modo di agire, il suo modo di affrontare l’uomo. Egli è stato attento ai più poveri, ai più peccatori, ai più ammalati… ma perché? Perché, così cresceva la sua umanità come passione alla situazione concreta, esistenziale dell’uomo, la sua umanità come riflesso della passione del Padre ai suoi figli che lo avevano dimenticato, ma di Lui egli non si è dimenticato.

Occorre ritornare a pregare, come Gesù ha fatto, perché il cuore nostro, e quello di ogni uomo, riconosca l’unica paternità di Dio e perciò riconoscere nell’altro il proprio fratello amato.

Occorre ritornare a vivere in pienezza i sacramenti come santificazione, come espressione della gloria di Dio, come espressione del suo amore provvidente e misericordioso. I sacramenti non sono altro che questo: santificare ogni espressione della nostra vita (il nascere, il vivere, il lavorare, lo studiare, il soffrire, il gioire) come dono ricevuto e da donare.

Occorre accompagnarci a comprendere tutto questo attraverso l’approfondimento dottrinale che parte, nella sua comprensione, dalla esperienza della vita, che pone domande che richiedono una risposta.

Carissimi, solo così possiamo esserci compagni, amici, fratelli di viaggio lungo le asperità della vita.

Con affetto

Don Angelo

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