La gioia di un’attesa che si realizza
ogni giorno della nostra vita
Pubblicato su Un popolo in cammino nell’anno 1993
S. Massimo di Torino in un discorso dice:
“ Fratelli, purifichiamo, molti giorni prima, i nostri cuori, ripuliamo la coscienza, mondiamo l’anima, e così, nitidi ed immacolati accogliamo la venuta del Signore, in modo che sia trascorso dai servi senza macchia il Natale di Colui che venne al mondo da una vergine illibata. Chi in quel giorno sarà sporco ed impuro, disprezza la Natività di Cristo e la sua celebrazione. Anche se il corpo prende parte alla festività, è ben lontano dal Salvatore per quanto riguarda l’anima.”
Dunque dovendo accogliere il Natale del Signore, purifichiamoci da ogni macchia di peccato! Riempiamo i suoi scrigni con l’offerta di diversi doni, così che nel Santo giorno ci sia qualcosa da donare ai pellegrini, per sostentare le vedove e per vestire i poveri.
Sarebbe, infatti, cosa strana, se in una stessa casa, tra i servi di un medesimo padrone, uno esulta rivestito tutto di seta, l’altro languisce in panni miseri; uno scoppia di caldo pieno di cibo fino al collo e l’altro soffre fame e freddo; uno vomita l’ubriachezza indigesta del giorno addietro, un altro non riesce a far passare l’inedia del digiuno di ieri.
Che effetto, avrà, allora, la nostra preghiera? Chiediamo di essere liberati dai nemici e non siamo generosi con i nostri fratelli perché siamo schiavi di noi stessi, delle nostre istintività e della insaziabilità dei beni terreni.
Imitiamo nostro Signore! Se Lui, infatti, volle che anche i poveri fossero partecipi con noi della Grazia del Cielo, perché non dovrebbero condividere con noi i beni della terra? Non siano estranei alla nostra mensa coloro che ci sono fratelli nei misteri e nella vita di Gesù!
Anzi, più giustamente chiediamo a Lui ciò che ci è necessario proprio per mezzo di loro e sosteniamo con i nostri beni quelli che a Lui rendono grazie.
Ogni volta che un povero benedice il Signore, giova a colui per il quale rende grazie. E come è scritto:
“Guai a quell’uomo che fa bestemmiare il nome del Signore, così di questo è scritto: PACE ALL’UOMO a motivo del quale è benedetto il nome del Signore e Salvatore”.
Qual’è, allora, il vantaggio di chi è generoso? Questo: che in casa sua opera da solo, mentre la Chiesa prega il Signore in molti, e ciò che egli, forse, non osa chiedere a Dio o sperare, lo riceve per le orazioni di molti che intercedono.
Ricordando questo nostro aiuto S. Paolo dichiara:
“Affinché per mezzo di molti si faccia per noi il ringraziamento” ( 2Cr. 1,11)
Il Natale di Gesù ci ricorda ogni giorno che ha voluto abitare con noi per condividere tutta la nostra situazione e condizione umana, per accogliere nella sua carne, nel suo corpo la nostra povertà per innalzarci alla dignità di figli di Dio e suoi fratelli.
Dobbiamo allora imparare anche noi a portare i nostri fratelli, a soccorrerli nelle loro miserie come soccorriamo la nostra carne. C’è gioia nel Natale perché c’è gioia in Gesù che si dona.
Ci sarà gioia nel Natale se c’è gioia in noi che ci doniamo per il bene dei nostri fratelli.
“C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Allora, se vuoi la gioia e non la tristezza dell’egoista, di chi è umanamente meschino perché non vuole imitare ed identificarsi alla grandezza della umanità di Gesù, impara a donare e non a pretendere come la massima parte degli uomini, impara ad essere umile come lui è umile condividendo la vita ed il destino dei fratelli.
Gloria a Dio nell’alto dei cieli perché è pace negli uomini di buona volontà che permettono a Gesù di vincere le proprie resistenze.
Buon Natale nel Signore
Vostro Don Angelo
Non possiamo, allora, dimenticare coloro che sono schiacciati dalle sofferenze per l’egoismo e la smemoratezza degli uomini, in particolare coloro che come nazione ci vivono accanto come uomini, donne e bambini della ex Jugoslavia.
