L’Amore, la Carità, ci provocano a camminare con sicurezza nella vita

Pubblicato su Un popolo in Cammino – Maggio 1989

Mi domando sempre quale possa essere il punto di partenza di ogni mia e vostra decisione, dal quale incominciare per fare un cammino.

Il punto da cui partire non può che essere la gratitudine.

Senza gratitudine uno non può accettare un suggerimento, manca il fascino, manca l’attrattiva. La vera gratitudine è il principio di tutto, è il collegamento tra il Mistero e noi. E’ il nesso tra il Mistero e noi che ha un nome storico, cioè, come dice Giovanni Paolo II nella “Dives in Misericordia”, la Misericordia ha un nome storico: “GESU’ CRISTO”

Partendo dalla gratitudine a Cristo, dunque, non possiamo non accorgerci e rilevare di avere, in noi e tra noi, un germe di diversità; è un germe di diversità non conosciuto dal mondo, spesso non conosciuto a coloro che ci circondano. E’ il germe della fede, della Speranza, della Carità, cioè il germe dello sguardo di Gesù.

“Padre ti ringrazio…..”. Quante volte lo sentiamo nel cuore e sulle labbra di Cristo nei Vangeli!.

E’ un sentimento nuovo dell’uomo e del mondo, e quando lo troviamo in un compagno del viaggio della vita, chiunque esso sia, noi scoppiamo in festa.

Quando troviamo sul volto, negli atteggiamenti di una persona questa fede, questa speranza, questo amore, cioè questa gratitudine di essere amato e perdonato in Gesù, nella Chiesa, il germe di questa diversità ci identifica talmente con lei che ti senti abbracciato come persona, ti senti con lei una persona sola.

Tutta la nostra vita, tutta la nostra storia sono un cammino di svolgimento e di sviluppo di questo germe. Questo è il desiderio: CHE LA NOSTRA FEDE NON RESTI UN DISCORSO”. Dice S. Giovanni in una sua lettera: “ chi dice di amare Dio e non ama i suoi fratelli è un mentitore”. Oppure: “Come si fa ad amare Dio, che non si vede, se non amando i fratelli che si vedono?”.

Non può, questo germe, questo inizio di diversità dal mondo restare “un discorso”, ma deve diventare atteggiamento, operosità.

Mounier dice: Si tratta della necessità che non si cristallizzi in dottrina la novità che portiamo dentro”.

Se il rapporto tra di noi non diventa “AMICIZIA”, testimoniata e indicata come sorgente delle cose che facciamo, il nostro cristianesimo resta una “dottrina”.

Quando il rapporto tra noi diventa “AMICIZIA”, “AMORE”, “CARITA’”, vuol dire che il discorso è già diventato espressione di vita. Occorre che il discordo cristiano diventi sempre di più VITA VISSUTA, che questa vita vissuta investa di più il mondo perché la VERITA’ investe il mondo attraverso l’uomo, attraverso noi.

Sono grato a tutti voi che mi sollecitate ad essere soprattutto questa presenza di Cristo, questa presenza di un uomo che dona la sua vita per il bene dell’altro.

Ringrazio il Signore perché in questo sono sollecitato dalla vostra sollecitudine, dal vostro mettere lì il tempo e le energie, la propria intelligenza a servizio gratuito degli uomini. E questo lo fate pieni di pazienza perché pieni di speranza anche di fronte alle incomprensioni ed alle fatiche.

Coraggio, carissimi, se impariamo adagio, adagio, a donare la vita, non abbiamo altro da donare. Maria, nostra mamma, ci sorregga in questo cammino perché dal nostro amore sorgano tra gli uomini, nel mondo, un sorriso e una gioia più profonda.

Con affetto

Don Angelo



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