Pubblicato su Un popolo in cammino del luglio 1991
Carissimi,
ci avviciniamo alla festa della Madonna del Carmine.
In questa occasione saranno tra noi don Carlo e don Enrico. Siamo chiamati a contemplare il grande dono che la nostra Comunità Cristiana ha fatto a tutti gli uomini. La loro presenza è segno di maturità perché ci fa ricomprendere che anche la nostra Parrocchia non deve “vivere per sé stessa, ma per Lui che è morto e risorto per noi”.
Come ci insegna S. Paolo.
Ognuno di noi ha ricevuto “Grazia su Grazia, Dono su Dono”. Ma Dio quando ci dona qualcosa è per innestarci, per inserirci nel Suo piano, nel Suo progetto di salvezza per tutti gli uomini.
Quando una famiglia, quando una Comunità vede allontanarsi da sé qualcuno che dava il suo apporto per la vita e la crescita dei propri cari ci sembra che qualcosa sia strappato dalla nostra carne.
Ma pensiamo quanto bene hanno elargito anche per noi don Enrico e don Carlo a tutti coloro che hanno incontrato in questi 25 anni, quanto bene hanno fatto… e non è solo merito loro, ma un Bene fatto da tutta la nostra Comunità Cristiana!
Dice Giovanni Paolo II:
“Con l’ordinazione viene conferita al giovane una speciale grazia di Carità, perché la vita del Sacerdote ha senso soltanto come attuazione di tale virtù. I cristiani (e tutti gli uomini) attendono dal Sacerdote che egli sia uomo di Dio e uomo di Carità. Poiché Dio è amore, il Sacerdote non potrà mai separare il servizio di Dio dall’Amore per i fratelli: impegnandosi al servizio del Regno di Dio, il Sacerdote si impegna nella via della Carità.
Del resto, egli è incaricato di insegnare una dottrina in cui il duplice comandamento dell’amore riassume tutta la legge: Amore di Dio e Amore del prossimo.
Il Sacerdote non può inculcare e diffondere questa dottrina se egli stesso non è un autentico testimone dell’Amore”.
I Sacerdoti non possono dimenticare che il loro maestro e Signore Gesù, è arrivato a sacrificare tutto sé stesso fino al sacrificio della Croce per dire a tutti gli uomini che sono amati.
Per questo occorre pregare per loro, perché il Signore doni loro la forza di accogliere ogni sacrificio, anche ogni umiliazione per affermare il Regno dell’Amore.
Sono ministri del Perdono, non dell’accusa, sono presidenti del tribunale dell’Amore, non di quello della condanna.
Quindi occorre innanzitutto preghiera!
Ma occorre anche seguirli nella loro testimonianza perché la Comunità ed ogni uomo abbiano la gioia di sentirsi amati, stimati, valorizzati.
Auguri don Enrico e don Carlo! Sorreggiamoci in questo cammino di identificazione della nostra vita con la vita di Gesù.
Grazie per tutto il Bene che avete fatto e farete con la forza dello Spirito Santo che vi è stato donato e che vi è dato ogni giorno.
Con affetto
Don Angelo