S. Lucia

fonte immagine:santuariodilucia.it

Lucia non è meno famosa di S. Agata ed è legata a lei nonostante il divario cronologico. Secondo la “Passio” altrettanto leggendaria del secolo V – VI, è originaria di una famiglia eminente di Siracusa che, nella antichità, era la città più grande della Sicilia.

In occasione di un pellegrinaggio compiuto con la madre ammalata alla tomba di S. Agata a Catania, lontana quaranta miglia, ottenuta la guarigione, vede in sogno la famosa santa del luogo. Agata chiede a Lucia perché le domandi quello che la sua fede poteva ottenere. Con allusione all’amore verginale di Lucia, S. Agata promette alla sua devota che il Signore glorificherà Siracusa attraverso di lei, come è accaduto a Catania attraverso il suo amore.

Sulla via del ritorno, Lucia ottiene dalla madre, risanata, che possa abbandonare tutti i progetti matrimoniali che aveva fatto su di lei e che il patrimonio familiare destinato a questo scopo potesse essere messo a disposizione per una grande opera di assistenza ai poveri.

La storicità di Lucia è stata confermata con sicurezza da scavi moderni a Siracusa, che hanno portato alla luce la catacomba di Santa Lucia, dimenticata per secoli, con il suo loculo ancora conservato, sopra e attorno al quale era costruita la cattedrale ottagonale dedicata fino al XVII secolo a S. Agata.

Secondo la formulazione, romanzescamente libera della passio, è il fidanzato deluso nelle sue aspettative di ricchezza e privato del successo amoroso, che trascina Lucia davanti ai giudici. L’interrogatorio, in forma di protocollo, ben difficilmente è la riproduzione fedele del processo. Tuttavia si distingue da altri testi di questo tipo per una certa originalità e per la piacevole chiarezza dell’argomentazione.

Il giudice dà ordine di portare Lucia, come già accadde per Agata, alla pubblica profanazione del corpo in una casa di piacere. Ma lo “Spirito Santo”, che secondo l’intenzione del giudice, doveva in tal modo essere allontanato, viene direttamente in aiuto della nostra santa: rende il suo corpo così pesante che non può essere smosso con nessun mezzo. Come in altre leggende, anche Lucia viene sottoposta a numerose torture che, tuttavia, per le preghiere della Santa, non riescono a recarle danno nel corpo. Alla fine, anche in questo caso, è il solito colpo di spada o di pugnale in gola che mette fine ai tormenti. Ma, nonostante la gola squarciata, Lucia continua a pregare ed a predicare al popolo che assiste al martirio; muore soltanto (ed anche questo ritorna molte volte nella leggenda) quando, il Sacerdote accorso sul luogo, le ha recato il Viatico.

Anche se la passio non consente alcuna datazione del suo martirio, Lucia rientra, per tradizione, nel numero dei martiri della persecuzione di Diocleziano. Quale prima testimonianza del suo culto ci è pervenuta una iscrizione sepolcrale della catacomba di S. Giovanni di Siracusa (V secolo).

Troviamo  il suo nome nel Canone Romano ed in quello Ambrosiano della messa; la sua immagine figura nel mosaico delle vergini in S. Apollinare Nuovo a Ravenna (VI secolo). Testimoniamo la sua celebrazione liturgica non solo il “sacramentarium Gelasianum” ma, più tardi, anche l’artistico ufficio dedicato a lei, che, per sua qualità, non è inferiore agli uffici delle altre “Vergini Martiri” (Agnese, Cecilia, Agata). 

Gregorio Magno ci testimonia l’esistenza di due monasteri, a Siracusa ed a Roma, che hanno la Santa come patrona. Papa Onorio I (625 – 638) costruisce a Roma, in suo onore, la Chiesa di S. Lucia in Selce.

Nel Medio Evo Lucia è una delle sante più popolari. La sua leggenda influenza poeti come Dante, scultori e pittori.

Implorano il suo aiuto, oltre ai cechi (Lucia deriva da lux = luce), le donne di malavita pentite, i contadini e molte categorie di artigiani che, come sarte, sellai, materassai, ecc. hanno a che fare con strumenti di lavoro appuntiti.

Appare spesso come portatrice di doni di luce.

Comunque è certo! Ogni santo è una illuminazione del nostro cammino verso Cristo, verso la santità di Dio. Per questo li invochiamo: perché ci assistano nelle difficoltà che incontriamo nella nostra vita.

Don Angelo



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