
6 Gennaio
EPIFANIA
“Alzati Gerusalemme … perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te”, grida il Profeta Isaia (60,1) nel secolo ottavo prima di Cristo, e noi ascoltiamo le sue parole oggi nel Secolo XX dopo Cristo ed ammiriamo la grande luce che promana da queste parole.
Isaia attraverso i secoli si rivolge a Gerusalemme che doveva diventare la città del Messia: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere… I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio … uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando la gloria del Signore”. (60, 3-4.6)
Abbiamo davanti agli occhi questi tre (così dice la tradizione) Re Magi che vengono in pellegrinaggio da lontano con i cammelli portando con sé non soltanto oro e incenso, ma anche mirra: i doni simbolici con i quali sono andati incontro al Messia che era atteso anche oltre le frontiere di Israele.
Non ci meravigliamo, dunque, quando Isaia, in questo suo dialogo profetico con Gerusalemme condotto attraverso i secoli, ad un certo punto dice: “palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”. (60.5)
Parla alla città come se essa fosse un uomo vivente.
Occorre che noi siamo col cuore più a Betlemme che nella nostra Chiesa, sul luogo della nascita di Gesù, in quella grotta – stalla nella quale “il Verbo si fece carne”. (Gv. 1,14) Infatti lì, proprio lì, in quel luogo sono venuti dall’Oriente quegli strani pellegrini, i Re Magi.
Li conduceva una stella misteriosa che si spostava nel firmamento.
Ma ancora di più li conduceva la fede, la luce interiore. Non li meravigliò quello che trovarono: né la povertà, né la stalla, né il fatto che il bambino giaceva in una mangiatoia. Arrivarono e prostratisi “lo adorarono”. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono a Gesù Bambino oro e incenso di cui parla proprio Isaia, ma gli offrirono anche mirra. E dopo aver compiuto tutto questo, fecero ritorno al loro paese.
Per questo pellegrinaggio a Betlemme, i Re Magi dall’Oriente sono diventati l’inizio ed il simbolo di tutti coloro che mediante la fede raggiungono Gesù, Il Bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, il Salvatore inchiodato alla Croce, Colui che, crocefisso sotto Ponzio Pilato, deposto dalla Croce e sepolto in una tomba ai piedi del Calvario, il terzo giorno risuscitò. Proprio questi uomini, i Re Magi, tre come vuole la tradizione, dall’Oriente sono diventati l’inizio e la prefigurazione di quanti, da oltre le frontiere del popolo eletto della vecchia alleanza, hanno raggiunto e sempre raggiungono Gesù mediante la fede.
“Palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”, dice Isaia a Gerusalemme. Infatti bisogna dilatare il cuore del popolo di Dio per contenere in esso i nuovi mondi, i nuovi popoli.
Proprio questo grido del Profeta è la parola chiave dell’Epifania. Bisognava continuamente dilatare il cuore della Chiesa quando entravano in essa sempre nuovi uomini, quando arrivavano nuovi popoli. Anche oggi bisogna sempre dilatare questo cuore. L’Epifania è la festa della vitalità della Chiesa. Occorre che missione di Dio, la missione di Cristo: “sangue versato per voi e per tutti”, cuore che si spalanca per accogliere ogni volto, ogni uomo e donna con le sue attese, con le sue speranze, con le sue gioie ed i suoi dolori. Domandiamo al Signore che ci ridoni un cuore di carne, infrangendo le nostre durezze, le nostre resistenze e aprendolo alla capacità di accogliere, di amare, di offrire.
Don Angelo