
Pubblicato su Un popolo in cammino – marzo 1993
Soggetto dell’Eucarestia
L’Eucarestia può essere ricevuta da qualsiasi battezzato che abbia raggiunto l’uso della ragione ed abbia le dovute disposizioni. A ciascuno, pertanto, è richiesto di:
- Essere in grazia di Dio:
- Chi riceve la S. Comunione in peccato mortale commette un grave sacrilegio;
- Solo chi è in peccato mortale ha l’obbligo di confessarsi prima di ricevere la S. Comunione;
- Compiere una conveniente preparazione ed un doveroso ringraziamento;
- Osservare il digiuno eucaristico stabilito dalla Chiesa che è di un’ora per i sani; invece per i malati, gli anziani e coloro che li assistono non vi è limite di tempo.
Per ricevere l’Eucarestia non è necessario prendere le due specie, ne basta una sola perché in ognuna è contenuto tutto Gesù. Si possono prendere le due specie quando è consentito dalla Chiesa.
L’obbligo di ricevere la S. Comunione non esiste per i bambini, ma per gli adulti, e quest’obbligo comincia, come già detto, con l’uso della ragione. La Chiesa ha determinato questo precetto stabilendo di ricevere la S. Comunione almeno una volta all’anno precisamente nel periodo pasquale, come anche in pericolo di morte come viatico.
La Comunione frequente, ed anche quotidiana, non è obbligatoria per diritto divino, ma a tutti è caldamente raccomandata (Istruzione sul mistero Eucaristico), purché ciascuno vi si accosti con le dovute disposizioni.
Effetti dell’Eucaristia
Gli effetti dell’Eucarestia, in quanto convito sacrificale, sono molteplici. Essi vengono descritti dal Concilio di Firenze così: “l’effetto di questo sacramento è l’unione dell’uomo con Cristo. E poiché l’uomo viene incorporato a Cristo e unito alle sue membra per mezzo della grazia, questo sacramento aumenta, in coloro che lo ricevono degnamente, la grazia produce per la vita spirituale gli effetti che il cibo e la bevanda producono nella vita naturale, sostenendo, sviluppando,riparando e dilettando”.
Gli effetti del sacramento dell’altare possono, quindi essere considerati
- Sia in rapporto a Cristo presente in esso
- Sia in rapporto alla Chiesa, Corpo mistico del Signore,
- Sia in rapporto al soggetto che riceve Gesù Cristo nella Comunione,
- Sia in rapporto alla vita futura, dove tutte le ineffabili realtà della vita cristiana ed ecclesiale trovano la loro piena consumazione.
Sono effetti intimamente legati tra loro, e si illuminano a vicenda.
…… in rapporto a Cristo
- Il primo effetto dell’Eucarestia è quello di una maggiore e più intensa unione con Cristo. Questo frutto è chiaramente indicato dallo stesso Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui”. (Gv. 6,56-57). S. Paolo sottolinea l’unione con Cristo come frutto dell’Eucarestia quando dice. “ Quel pane che noi spezziamo, non è , forse, comunione col corpo di Cristo?” (I° Cor. 10,16). Il commento dei Padri della Chiesa a questi passi citati è unanime nel sottolineare una più intensa unione con Cristo. Così, per esempio, S. Cirillo di Gerusalemme, S. Ilario, S. Ambrogio, S. Cirillo di Alessandria. In particolare S. Giovanni Crisostomo nel commentare il passo citato di S. Paolo si esprime così: “Perché l’apostolo non disse di “partecipazione”? Perché volle affermare qualcosa di più ed esprimere una unione più intima. Non si tratta, infatti, di semplice partecipazione, ma di “unificazione”. Come diventò una cosa sola con Lui il corpo preso dalla Vergine Maria, così noi, per questo pane diventiamo una realtà sola con Lui”. La dottrina dei Padri della Chiesa la troviamo ribadita nei documenti del Magistero della Chiesa. Leone XIII nell’enciclica “Mirae Caritatis” dice: “L’Eucarestia, attestano i Santi Padri, è come una continuazione ed un prolungamento dell’Incarnazione. Infatti, per mezzo di essa, la sostanza del Verbo incarnato si unisce nel modo più intimo ai singoli uomini”. Così esprimendosi, il Papa, mentre riprende l’insegnamento del Concilio Lateranense IV e del Concilio di Firenze, ribadisce l’insegnamento comune della Chiesa.
- La spiegazione teologica dell’unione con Cristo nella Eucarestia, che porta al suo apice quella iniziata dal Battesimo, è, prima di tutto, unione con il Cristo dell’altare come il Cristo della Croce. Il Battesimo e gli altri sacramenti ci fanno partecipi dei frutti della passione di Cristo. L’ Eucarestia perfeziona la nostra intima unione con essa. E’ quanto afferma S. Tommaso d’Aquino quando rileva che “l’Eucarestia è il sacramento della passione di Cristo nel senso che in esso l’uomo è consumato nella sua unione con Cristo Crocifisso”.
Ma, inseparabile dalla Croce è la Resurrezione.
Cristo, presente sull’altare e che i fedeli ricevono nella Comunione, non è soltanto il Cristo crocifisso, ma è anche il Cristo risorto.
Nell’Eucaristia è presente l’intero mistero Pasquale di Cristo, per cui l’unione con Cristo crocifisso è anche, necessariamente, unione alla sua Resurrezione, alla sua Pasqua, sorgente unica della nostra salvezza.
Questo è un vero banchetto pasquale che commemora, rinnovandolo attraverso i secoli, il passaggio dalla morte alla vita, operato da Cristo con la sua morte e la sua Resurrezione. Questa unione con Cristo avviene mediante l’assimilazione di noi da parte di Cristo. Non siamo noi ad assimilare Cristo, ma è Lui che assimila noi. E’ quanto insegna S. Agostino quando mette sulle labbra di Gesù queste parole: “Non sei tu che mi muterai in te, come gli alimenti nella tua carne; ma tu sarai mutato in me”.
E’ quanto afferma anche S. Paolo: “Non sono più io che vivo in te, ma Cristo che vive in me”. Si rifletta ancora sulle parole di Gesù stesso: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui”.
L’unione con Cristo nell’Eucarestia può essere espressa in termini di un incontro personale con Lui. Un incontro che vuole dire donazione totale di Cristo all’uomo che si accosta alla Comunione per riceverlo. In ogni incontro umano, tra l’io e il tu ci sono necessariamente dei limiti.
Il corpo, in particolare, è, per sua natura, un mezzo di incontro, ma è anche, allo stesso tempo, un limite: è una parte tra due persone, ma è anche un muro. Per cui l’io non può mai donarsi totalmente al tu. Rimane sempre una zona di riserva, una distanza tra i due, un qualcosa che l’uno non dà all’altro. Ciò vale per ogni incontro umano, anche per quelli che, per la loro stessa natura, richiedono una maggiore intimità come nel caso del Matrimonio.
Tali limiti non esistono nell’incontro di Cristo con l’uomo nell’Eucaristia. Non ci sono delle barriere, dei muri a colui che lo riceve nella Eucaristia. Cristo si dona totalmente, sotto forma di cibo, a colui che lo riceve nella Comunione: Cristo entra realmente e corporalmente in lui. E’ il dono totale della Croce che si rinnova sull’altare.
Al contrario di quanto avviene negli incontri umani, nell’Eucaristia tra l’io ed il tu non ci sono distanze, ma una fusione d’amore: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
Di questo incredibile amore dell’Uomo-Dio verso l’uomo, sono il segno concreto il pane ed il vino. Un segno scelto da Lui stesso nell’ultima cena. Egli ha voluto donarsi, per amore, sotto la forma dei due suddetti elementi.
L’Eucaristia, però, non produce soltanto una maggiore unione con Cristo, ma con tutta la Trinità. Il verbo non è mai solo. Il Padre e lo Spirito sono sempre con Lui: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Le due Persone della Trinità si uniscono in uno stesso vincolo di amore, che è lo Spirito. Tutto è comune alle Tre divine persone.
Questo significa che l’Eucaristia ha, anche nei suoi effetti, una dimensione essenzialmente trinitaria. Non a caso le prime parole del ministro dell’Eucaristia ci ricordano che, nella celebrazione di essa, tutto viene fatto “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, ed a conclusione della liturgia, egli benedice i partecipanti alla celebrazione nel nome di “Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo”.
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Cerchiamo, così, di offrire a famiglie e gruppi una possibilità di approfondimento catechetico. Non lasciare cadere nel nulla questa possibilità.
Con affetto
Don Angelo