“Tutta la mia umanità diventa un campo che la fede fa fruttificare aprendola a tutta la realtà”: la nostra esperienza degli esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione

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Come posso ravvivare la mia fede?

Come la mia umanità è strada e non ostacolo alla crescita della mia fede?

Come si può essere uniti nella diversità e come stare davanti a chi alimenta le divisioni? 

Queste sono solo tre delle domande brucianti che hanno attraversato le lezioni tenute da padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine dei Cistercensi, nel corso degli esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione dal titolo “Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede”.
La possibilità di assistere agli esercizi in streaming ci hanno permesso di vivere queste lezioni in compagnia qui nella sede della Fondazione Don Angelo Cassani a Jerago, collegati con le 5.000 persone in presenza a Rimini e altre 35.000 online da tutto il mondo.
Nelle tre lezioni di venerdì e sabato e nell’assemblea finale di domenica sono tanti gli spunti emersi in merito a come l’esperienza di fede incida nella vita.
Ci hanno colpito alcuni passaggi chiave: anzitutto la descrizione della fede come un’esperienza di conoscenza, il “riconoscimento amoroso di qualcosa di eccezionale”, ovvero della presenza di Cristo dentro la compagnia fatta di volti e gesti concreti che ci raggiunge dagli apostoli a oggi attraverso la Chiesa.
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In secondo luogo, il fatto che questo riconoscimento non è una capacità o una “questione di virtù valorosa ma è una questione di povertà, povertà di spirito, perchè il povero mendica”. Insomma è da domandare, perchè non è opera nostra ma è un dono che si riceve.
Qual è l’esito? Una crescita della ragione, dell’affezione e della libertà, uno sguardo aperto a tutta la realtà intera, quella possibilità di riconoscere che ogni vita è dono che dona vita al corpo di Cristo. “Tutta la mia umanità diventa un campo che la fede fa fruttificare aprendola a tutta la realtà”.
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Certo ci vuole una libertà che aderisca: possiamo non chiedere la fede; possiamo non riconoscere l’eccezionalità di uno sguardo carico di misericordia come quello di Cristo; possiamo non seguire…
Ma Dio non si scompone di fronte a questa libertà: “la libertà è un dono irrevocabile: Dio è fedelissimo all’irrevocabilità di ogni suo dono. Per non revocarci questo dono, Cristo è morto in Croce. Cristo è andato al fondo del dono della libertà subendola fino a dare la vita”.
E la Resurrezione ci mostra come anche una libertà usata male non sia l’ultima parola.
In sintesi: la fede è conoscere il rapporto di Dio con la realtà e questo rapporto è misericordia: la misericordia è lo sguardo di Dio verso la realtà.
Chiedere di vivere ogni rapporto umano con questo sguardo è una possibilità di pace tra di noi, ma è anche profezia di quella pace di cui tutto il mondo ha bisogno.
Questo sguardo è la “grandezza infinita che Cristo ha portato nei nostri rapporti”.
Siamo fragili, come vasi di creta. Ma “abbiamo un tesoro in vasi di creta ed è un tesoro per tutti”.
Abbiamo iniziato a viverlo con la bella compagnia di amici che ci hanno raggiunto in questi due giorni e non vediamo l’ora che dia sempre più forma alla nostra vita.
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