
Pubblicato su Un popolo in cammino
Non possiamo che essere grati al Signore che, malgrado le difficoltà ambientali e di accoglienza, un gruppo di giovani abbia mantenuto vivo e presente l’Oratorio.
Ma a questo punto è necessario porci degli interrogativi perché i giovani e gli adulti riversino le loro energie con più gioia e con maggiore intelligenza nel mantenere e approfondire una presenza.
1 – A quale immagine di uomo tendiamo ad educare i nostri ragazzi? E’ certamente l’uomo – Dio: Gesù Cristo che abbiamo davanti agli occhi da contemplare, da desiderare, da amare! Un uomo capace di amare senza lasciarsi limitare dalle reazioni e dalle ribellioni da cui è circondato.
E a questa immagine di uomo che intendiamo educare i nostri ragazzi.
2 – Allora occorre scegliere gli strumenti adatti per attuare questa immagine. Strumenti, o sacramenti, o segni attraverso i quali Dio comunica sé stesso, comunica la Sua capacità trasformante l’uomo, la Sua capacità di strappare il nostro cuore di pietra per ridonarci il Suo Cuore di Carne, capace di accogliere, di amare, di per-donare.
3 – Ne consegue che la nostra responsabilità più grande non è “ fare “ delle cose, avere iniziative. Questo è ancora un affidarci alle nostre capacità per dirci che “siamo bravi”. La vera responsabilità di educatore è quella di “lasciarsi educare”, di permettere a Dio di strapparci il nostro cuore di pietra per donarci il Suo “ Cuore di Carne”. La vera responsabilità di educatore è quella di sentirsi quotidianamente seduto sul banco di scuola, di fronte al grande maestro, Gesù, per imparare a vivere la Sua umanità.
4 – Allora non saremo giudici rigidi, ma uomini e donne pieni di accoglienza, colmi di pazienza, instancabili nell’indicare la meta, capaci di essere compagni di viaggio con tutti.
Ciò che ho detto non è solo desiderio, ma già preghiera e quindi “già“ inizio anche se “non ancora“ compimento.
Con affetto
Don Angelo