MAURIZIO – Ho conosciuto don Angelo, attorno al 1980, quando ebbe necessità di un intervento chirurgico e lo feci ricoverare nel mio reparto.
Fu una conoscenza che colpì profondamente me e Maria: la semplicità, l’umanità e la fede di don Angelo apparivano con immediatezza, come lo si conosceva.
MARIA – Dopo la dimissione Maurizio continuò a seguirlo come medico ed abbiamo così conosciuto S. Lorenzo, la sua parrocchia, e gli amici del movimento.
Ricordare episodi di quegli anni è facile e difficile insieme: una volta ricordo che ci eravamo insospettiti nel vederlo più debole del solito. Un rapido sguardo nel frigorifero aveva svelato che era vuoto, anche se sapevamo che alcuni amici gli avevano da poco fatto la spesa. “ E’ passato di qui un barbone, non potevo non dargli quello che avevo”. E noi quasi per caso avendo appena fatto la spesa potemmo rifargli un pò di scorte…….
MAURIZIO – La gratuità, il non sentirsi legato alle cose, la carità prima di tutto ci aveva fatto capire chi era per lui il prossimo: “ la persona bisognosa che bussa alla mia porta”, senza andarla a cercare, sapendo che, dove il cuore è generoso, la persona in necessità arriva naturalmente.
E così fu anche quando gli regalammo dei pantaloni: solo la settimana dopo ci aveva confessato che era venuto il solito barbone, lo aveva lavato e lo aveva rivestito, rimanendo con i suoi pantaloni lisi.
La carità e la fede profonda, assoluta che Cristo avrebbe dato a ognuno ciò che era meglio caratterizzava la sua vita: così le difficoltà incontrate all’inizio qui a Jerago, furono accettate senza discussioni, quasi con affetto, sapendo che alla lunga avrebbe trionfato la verità.
MARIA – Così lui divenne per noi la guida spirituale, il confessore (ci aveva aiutati a confessarci insieme, e non era facile svelare nel sacramento la nostra debolezza), ma soprattutto la guida, la parola autorevole, che Maurizio contraccambiava con la sua autorevolezza medica, per aiutarlo a curarsi, quando era possibile, quando ci riusciva….. In quei lunghi e bellissimi, venticinque anni ci fu vicino, ci consigliò, ma soprattutto ci fu da modello. Qualche volta era tanto, troppo esigente: quando indicava la santità come modello “ minimo” da seguire: ci regalò la regola di San Benedetto, e quando obiettai che era dura e difficile ci rispose semplicemente che quella era la sola strada. Fu una delle poche volte in cui lo sentimmo rigido, ma dopo comprendemmo che per lui esisteva una sola strada per ognuno di noi, quella della santità, diversa per ciascuno, unica come fine.
MAURIZIO – Infine Ci volle come aiuto nei corsi di preparazione al matrimonio, in appoggio agli amici Battistella e Caiola. Ma anche lì ci commosse per come parlava di noi, attribuendoci doti che proprio non avevamo. Ci volle come testimonianza di coppia e come presenza medica per i giovani, entusiasta del lavoro di Maria nell’Associazione, ancor più contento che il nostro lavoro in missione ci aveva portati a don Giuliano Frigeri, suo antico amico, vescovo a Parintins.
Non mi stupii quando seppi che non stava bene ( vedevo che si trascurava da un po’ ), e cercai subito come aiutarlo al meglio, arrabbiato un po’ perché mi confessò che non aveva avuto tempo per la sua salute, perché doveva dedicarsi ai suoi parrocchiani.
Purtroppo, un problema, discreto solo sei o sette mesi prima era diventato irrecuperabile, ma ancora ci fu esempio e modello per come accettò l’intervento e soprattutto il periodo successivo, non facile.
Era per me una gioia, e un dolore insieme, dover accorrere qualche volta a raddrizzare la situazione, ma confesso che ero come intimidito nel sentirmi atteso da una fiducia incredibile, da parte sua e di tutti gli amici di Jerago.
MARIA – Abbiamo poi avuto la gioia dell’ultima confessione, sul suo letto, della sua benedizione per la nostra famiglia, dell’ultima S. Messa sapendo che ci stava lasciando per attenderci di là.
Con lui abbiamo lasciato il nostro calendario, quello con tutti i bambini di Parintins, che lui amava già solo per averli visti nelle fotografie.
Con lui abbiamo perso la nostra autorevole guida spirituale, ma in realtà nulla di ciò che ha detto, nulla dei suoi esempi è stata persa e la nostra famiglia si è formata sulle sue parole: ha voluto, già molto malato, celebrare il matrimonio di nostra figlia Emanuela, lo sentiamo che ci segue ancora adesso, che è tra noi, però ci manca tanto.
Lo abbiamo vissuto e sentito come un santo, ora vorremmo che lo sia davvero e siamo convinti che lo sarà: per noi è già “SANTO SUBITO”. Maria e Maurizio Bruni