Via Crucis di tutti noi – 14a Stazione

disegni e foto di Gianfranco Battistella (Via Crucis per il Monastero delle Trappiste Nostra Signora della Moldava -Arcidiocesi di Praga- Repubblica Ceca)

Quattordicesima stazione: la sepoltura

Hanno portato Dio al cimitero

“Dov’è, o morte, la tua vittoria? (1 Cor 15, 55).

A questo punto Pilato, acquista la certezza della morte del condannato, può permettersi perfino il lusso di un atto di generosità. “Concesse (letteralmente: regalò) la salma a Giuseppe”  (Ms 15, 45).

Non c’è più nulla da temere, ormai, da un profeta morto. Sta bene anche una tomba di tutto riguardo, onori drappi e profumi compresi.

Un grosso macigno all’imboccatura. Di là morte, di qua la vita.

Cala il silenzio. Silenzio di Dio e silenzio degli uomini.

Come è possibile, ancora, incontrare Dio in un sepolcro?

Frattanto è calata la sera, quasi ad abbassare il suo luttuoso sipario su questo dramma. E’ la nostra notte.

Nel mondo comincia a far freddo. Soltanto la fede e la speranza possono affrettare il giorno.

Hanno condotto Dio al cimitero, l’hanno riportato indietro, l’hanno ributtato nel passato. Ne hanno fatto un ricordo, magari un rimpianto. Gli hanno costruito un monumento.

In un cimitero non può succedere nulla. Nel sepolcro anche Dio diventa innocuo, il profeta ha finito di disturbare.

Un Dio vivente risulta troppo ingombrante, fastidioso, impegnativo. Un profeto vivo, a lungo andare diventa insopportabile.

L’hanno messo in un sepolcro come si nasconde un tesoro in cassaforte. Tra poco magari ne faranno delle reliquie.

Meglio avere a che fare con delle ossa, un sudario, che con uno Sconosciuto che passa per le nostre strade.

Non sanno che quel corpo, cacciato nelle viscere della terra, è una semente prodigiosa che sta già facendo esplodere, silenziosamente, la crosta della terra.

“Questa notte la morte e la vita

si stringono in un abbraccio interminabile

come uomo e donna nel silenzio del silenzio.

Il lenzuolo bianco diventa vestito di nozze”(J.Debruynne).

…  e quella pietra pesante, rotolata all’ingresso del sepolcro, tra poco sarà un’enorme ferita di luce. 

E così, quella che può sembrare la scena, fin troppo scontata, di un funerale, diventa già profezia della Risurrezione.

Maria, più che sistemare un cadavere nella bara, pare voler deporre il Figlio in una culla, carezzare – con lo sguardo, oltre con le mani – un neonato, ridargli vita appoggiandogli la testa sul proprio seno.

Non c’è dubbio. Nonostante le apparenze, quelli non sono riti funebri, sono i preparativi di una nascita.

La Risurrezione non determinerà forse la nascita di un nuovo mondo, e anche la mia nascita quale creatura nuova?

Preghiera

Signore, rendici consapevoli che noi Ti seppelliamo tutte le volte che Ti nascondiamo. Quando Ti mascheriamo con i nostri compromessi, i nostri accomodamenti, le nostre riduzioni.

Allorché disinneschiamo, con operazioni di buonsenso e prudenza umana, la carica esplosiva del Tuo messaggio.

Tutte le volte che mettiamo in circolazione un’immagine sbiadita e deformata, al posto di quella autentica. Quando la nostra vita, invece di essere all’insegna della trasparenza, è sotto il segno dell’apparenza e della più deprimente opacità.

Allorché, invece di recare una testimonianza di liberazione, ci appiattiamo dietro la pietra tombale del formalismo, del più acido moralismo, dei dogmatismi, dell’intolleranza, del “comportamentismo”, della paura, di un rancido tradizionalismo e di una compostezza e irreprensibilità esteriore che spesso nascondono il vuoto.

Signore, trasformaci da stanchi e annoiati officianti di riti senza vita, di pratiche abitudinarie, di un dovere senza slancio, in testimoni dell’impossibile.

Amen.



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