S. Teresa di Gesù Bambino (seconda parte)

fonte immagine: papaboys.org

La sua decisione di entrare anch’ella  in Carmelo a Lisieux risale all’Ottobre del 1882, ma il progetto resterà irrealizzato fino a che la sua eccessiva sensibilità la renderà facile al pianto anche per motivi futili.

La carmelitana – la vita oscura 

Il lunedì del 9 Aprile del 1888 Teresa entra nel Carmelo di Lisieux. Senza illusioni trova “la vita religiosa così come se l’era immaginata”: i suoi “primi passi” incontrarono più spine che rose”. “La sofferenza le tende le braccia”, ma poiché riconosce Gesù, ella vi si getta “con amore”. La priora, madre Maria Gonzaga, tanto ha stima di lei quanto le si mostra costantemente severa. Fortunatamente una confessione generale fatta al padre Picon (24-28 maggio 1888) tranquillizza la giovane che chiede di essere accettata per sempre in convento, assicurandole che non ha mai commesso un peccato mortale.

Là l’attende un dolore molto forte: il 23 giugno, colpito da amnesia, il Sig. Martin sparisce per quattro giorni, poi il 12 agosto è colto da paralisi. A causa di questa malattia la vestizione è rimandata fino al 10 gennaio 1889: al nome di Suor Teresa del Bambin Gesù viene aggiunto “del Volto santo”. Per cinque anni ella scrive alle sorelle, soprattutto a Celine, lettere meravigliose nelle quali esprime il suo amore per Gesù, la sua comprensione della sofferenza ed il suo ardente desiderio di salvare le anime. Nel 1890 le viene ritardata anche la professione. Nell’esame canonico del 2 settembre 1890 Teresa dichiara: “sono venuta per salvare le anime e soprattutto per i sacerdoti”. La sera del 7 settembre ha, per la prima volta, un dubbio terribile sulla propria vocazione. L’ obbedienza lo fa sparire. L’8 settembre, “inondata da un fiume di pace”, pronuncia i voti in mezzo “a prove interiori di ogni specie” fino a domandarsi, alcune volte, se esiste un cielo. Ella apprende, in confessione dal padre Alexis, che le sue colpe non dispiacciono al buon Dio, che è molto contento di lei. Tale assicurazione le dona sollievo e le “fa sopportare pazientemente l’esilio della vita”.

Il 5 dicembre muore la santa religiosa madre Genoveffa di suor Teresa, ella ne raccoglie le ultime lacrime.

Verso la fine dell’anno scoppia un’epidemia d’influenza che decima la comunità.

Teresa non è colpita ed ha il privilegio di fare la comunione ogni giorno.

Il 12 maggio 1892 c’è l’ultima visita al Carmelo del Sig. Martin, che riesce a dire soltanto: “Al cielo”.

Ormai Teresa non legge altro che la Sacra Scrittura, specialmente il Vangelo. Incomincia a dipingere e il 2 febbraio 1893 compone la sua prima poesia.

Durante gli ultimi mesi del 1892 viene ancora provata da una fortissima angoscia spirituale che confida a padre Picon, che si trova in Canada: la vigorosa risposta del suo direttore spirituale è del 20 gennaio 1893.

Decisa a diventare una “grande santa”, ma non trovando in se stessa la forza di arrivarci, Teresa non rinuncia affatto a questo grande ideale.

Al contrario, cerca nelle scritture l’ascensore che elevandola “fino a Gesù” le faciliterà il cammino.

Le risponde il vecchio testamento. Teresa ha la gioia di scoprire nei proverbi (9,4) queste parole uscite dalla bocca della sapienza: “Chi è molto piccolo venga a me”, ed ha la gioia di apprendere da Isaia (66,12-13) quello che Dio prepara al piccolissimo che va da Lui: “Come una madre accarezza il suo bambino, così io vi consolerò, vi porterò sul seno e vi cullerò sulle ginocchia”. La conclusione è immediata: “L’ascensore che dovrà farmi salire sino al cielo sono le vostre braccia, o Gesù!”

Diventa, questo, il suo programma di vita: abbandonarsi, nella sua piccolezza, sulle ginocchia di Gesù, nella semplicità e nell’umiltà.

(continua)

Don Angelo

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