“Io vi farò crescere e vi proteggerò. Vi farò crescere sempre di più perché il mio patto, la mia promessa è salda”.

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“Io vi farò crescere e vi proteggerò. Vi farò crescere sempre di più perché il mio patto, la mia promessa è salda”.

Con la nostra “condotta celeste” presente, cioè con la nostra “Carità”, con il nostro Amore, otteniamo che “Anche noi, che pure abbiamo le primizie dello Spirito, sospiriamo in noi stessi, aspettando il compimento della adozione, che è la redenzione del nostro corpo”.

Ci sta davanti il nuovo Natale che completa il Natale di Betlemme.

Allo stesso modo dell’Avvento dei millenni precristiani, noi celebriamo il nostro avvento, l’attesa del ritorno del Signore sulle “nubi del cielo”: “Una visione della notte: ecco, sulle nubi del cielo sta giungendo il Figlio dell’uomo, e gli è stato dato il Regno e la gloria regale; tutti i popoli, la stirpi e le lingue lo servono: la sua potenza di eternità, il suo Regno non avrà fine”.

“Aspettiamo il Redentore, il Signore Gesù Cristo, che riplasmerà il nostro corpo di corruzione rendendolo simile al Suo corpo regale: perciò vogliamo vivere digiuni e tranquilli in questo mondo, aspettando la beata speranza: L’Avvento del Regno del Signore Dio.

“Ecco il Signore sta per venire e tutti i santi con Lui: questo grande giorno ha uno splendore radioso; un fiume di pura acqua sgorga da Gerusalemme.

Il Signore è Re per sempre sopra tutti i popoli. Ecco il Signore  giunge con potenza, il potere regale è nelle Sue mani, la potenza sopra tutto il mondo”.

“Ecco, giunge il Signore nostro rifugio, il Santo di Israele, il diadema del Regno è sopra la Sua testa, ed Egli domina da mare a mare, da un confine all’altro della terra”. “Ecco il Signore su nubi scintillanti, e mille e mille santi sono con Lui: un bagliore è sulla Sua veste e sulla Sua cintura: Re dei re e Signore dei signori. Egli giunge per la fine dei tempi, la Sua parola non conosce inganno: se Egli tarda, aspettalo, poi guarda: Egli è già pronto a venire”.

Ma il Regno di questo Natale definitivo deve ancora venire, è una ricompensa: nella misura in cui Cristo è vissuto nelle nostre anime, qui, sulla terra, vi ha messo radici, è cresciuto, fiorito, giunto a maturità, nella misura in cui “la nostra vita nascosta con Cristo in Dio” ne ha ricevuto pienezza e ricchezza, in tale misura  sarà il Regno di questo Natale, la rivelazione dei figli di Dio.

“Già fin d’ora noi siamo figli di Dio, ma non è ancora manifesto che cosa saremo. Ma sappiamo che quando Egli si manifesterà, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo quale è”.

“O Dio che hai fatto risplendere questa Santissima notte con lo splendore della vera luce: concedi, ti preghiamo, che possiamo godere anche nel cielo la gioia  di quella luce di cui abbiamo conosciuto il mistero sulla terra”.

Se, dunque, questa vita crescerà e fiorirà e giungerà a maturazione, per squarciare, un giorno, i veli della caducità, allora la cosa più importante è che metta radici sempre più profonde;

se la pienezza di Dio dovrà riempirci di Grazia, allora è fondamentale che il nostro cuore si allarghi sempre più per contenere sempre più.

Quanto più profondo della Passione, della estrema manifestazione dell’Amore di Dio è giunta a noi la Pentecoste, cioè il Suo Amore che ha pervaso la nostra vita, tanto più profondamente dobbiamo ardere del desiderio dell’Avvento e bruciare via dal nostro cuore tutto ciò che toglie spazio ad una Grazia nuova e più grande, ad una nuova invadenza dell’Amore di Dio in Cristo Gesù.

Proprio la grandezza della nostra Pentecoste, cioè la grandezza della nostra capacità di accogliere l’Amore, la Grazia, pretende che, dopo un nuovo Avvento, la nostra “condotta celeste”, la nostra condotta di risposta all’Amore, diventi più perfetta, sgorgando da un più grande desiderio del cielo.

“Vieni, Signore, per visitarci nella pace, perché ci allietiamo in te con cuore perfetto”.

Così assieme ai Patriarchi e con i Profeti andiamo incontro alla “strada verso l’alto” e li salutiamo nell’appassire e rifiorire di ciò che è caduco, più lieti solamente perché sta per giungere la primavera della umanità, nella notte e nella solitudine di questo pellegrinaggio terreno.

“Da lontano, ecco, io vedo giungere la potenza di Dio come una nube che copre tutta la terra; andatele incontro e ditele: Mostrati a noi, sei Tu colui che dovrà regnare su Israele?…. Apritegli le porte …… entra il re della Gloria!”

“Il Signore viene dalla Samaria, alle porte del Sud e viene a Betlemme; cammina sopra le acque della Redenzione di Israele: ora ogni uomo è salvo. Ecco, Egli viene e il Suo trono si fonda sulla misericordia, ed Egli siede sopra di esso nella verità”.

“Ecco, il Signore avanza nello splendore, la forza sgorga da Lui, per  visitare il suo popolo nella pace, per dargli la vita eterna!. Egli illumina gli occhi dei suoi servi! Alzate le vostre teste. Ecco, la nostra Redenzione si avvicina”.

Nel fanciullo che giace nella mangiatoia come “Padre dell’avvenire” ci è stato dato colui che dice: “Vedi, io faccio nuove tutte le cose”.

“Vetustatem novitas, umbras fugat veritas, noctem lux eliminat – il nuovo invece del vecchio,la verità invece delle ombre, la luce al posto della notte profonda”.

La sua novità cominciò dal momento in cui la Vergine disse: “Ecco, io sono l’ancella del Signore” e “Il Verbo si è fatto carne” e crebbe, come la vite mette i rami. E  anche noi, per mezzo della Sua morte in croce, siamo stati resi nuovamente partecipi della natura divina, “perché trovati simili a colui nel quale la nostra natura è unita a Te”.

“Colui che deve giungere, sta per venire e non tarderà; non vi sarà più timore per la nostra fine perché Egli è il nostro Redentore. Egli ci libera da tutti i nostri delitti e sommerge nel profondo del mare tutti i nostri peccati”.

Così la Chiesa, inginocchiata davanti al presepio, scopre negli occhi del fanciullo che sorride  già l’occhio commovente del Crocifisso e la luce radiosa del Re della eternità che saluta i “benedetti del Padre”.

“Concedi, ti preghiamo, Dio onnipotente, che il Salvatore del mondo, nato oggi, così come fu l’autore della nostra divina rigenerazione, sia pure il datore della nostra immortalità”.

Il bambino che giace nel presepio è giunto per renderci bambini, perché soltanto “i bambini entreranno nel Regno dei celi” e tutto il nostro “crescere in Lui” per la “piena maturazione per l’antico Cristo” è un continuo diventare giovani, finché tutta la stanca vecchiaia della nostra condizione mortale sarà consumata nella eterna fanciullezza dell’immortalità, in cui originariamente siamo stati plasmati “ad immagine e somiglianza di Dio”, il quale, pur essendo il “Vecchio di giorni”, non conosce nessuna vecchiaia: “più antico di tutto e più giovane di tutti”.

Più giovane di tutti perché non termina mai di amare,di donare, di volere il nostro Bene.

Anche tu, puoi essere giovane se diventi “a immagine e somiglianza di Dio” come Gesù, capace di amare, di donare, di desiderare il Bene di tutti ad iniziare da coloro da cui, più prossimamente, Lui ti ha circondato.

“L’ eterna novità di questo sacramento, Signore, ci rinnovi continuamente ,come la Tua nascita miracolosa ha cancellato la vecchiaia umana”.

Eternamente giovane, perché ti lasci sempre rinnovare nel Suo Amore inesauribile. Sia questo il tuo e mio Natale di ogni giorno,

AUGURI

Vostro Don Angelo


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