
Sulla sua vita e morte siamo informati solamente della “Passio”, cioè il racconto del suo martirio, che è leggendaria ed è stata tramandata in numerose versioni. E’ una delle martiri più famose di tutta l’antichità cristiana.
Nata a Catania da genitori altolocati, la giovane, tutta presa dal suo amore per Cristo, è diventata oggetto del desiderio lascivo del governatore Quinziano.
Sfruttando per i suoi scopi gli editti dell’imperatore Decio contro i cristiani, egli fece arrestare la bella Agata e la fece portare in una di quelle raffinate case di piacere che non erano rare nell’antichità come non lo sono anche ai nostri giorni, anche se clandestine. In questa casa vi era una donna che curava la conduzione e Agata doveva fare “l’apprendistato”. Ma questa donna, che prendeva il nome di Afrodite ed era esperta in tutte le arti del mestiere, dovette ben presto riconoscere che non era possibile ottenere da Agata il cambiamento che desiderava.
Il governatore, perciò, fu costretto a cercare questo cambiamento con i suoi mezzi.
Agata fu condotta in giudizio, interrogata, torturata ed incarcerata, patendo in pochi giorni l’intera gamma di maltrattamenti sadici che, come sappiamo oggi, non erano certo una sola prerogativa e pratica del mondo giudiziario romano.
Fece strappare i seni alla giovane donna dalle guardie, una crudeltà che Agata, così oltraggiata, bollò con la frase che contrassegnerà, in seguito, l’immagine della martire e del suo giudice: “Tiranno crudele! Non ti vergogni di mutilare una donna proprio nel petto, al quale tu stesso da bambino hai succhiato?”.
Ad Agata toccò, poi, un aiuto che anche nelle leggende non si incontra frequentemente: San Pietro apparve nella nota successiva all’oltraggio e guarì l’infelice martire.
Tutt’ altro che impressionato dal miracolo evidente, Quinziano persiste nel suo orribile comportamento, finchè Agata soccombe in carcere ai nuovi maltrattamenti.
Questo, in poche righe, il contenuto della sua leggendaria passione.
L’inizio del culto fu il miracoloso salvataggio di Catania da una eruzione dell’Etna nel primo anniversario della morte della Santa. Invocando il suo aiuto, la popolazione della città, recendo il sudario della Santa andò incontro alla corrente della lava che stava distruggendo ogni cosa. Contro tutte le previsioni la lava si fermò il 5 febbraio.
Il culto di Sant’Agata si diffuse rapidamente dalla Sicilia a tutta la Chiesa.
La ricorda il canone romano della Santa Messa, ma anche il calendario di Cartagine.
Anche i più antichi martirologi ricordano il suo nome e la sua festa.
A Roma Papa Simmaco le dedicò una antica Chiesa sulla via Aurelia e Gregorio Magno quella che era la Chiesa degli Ariani.
Nel X secolo un proprio ufficio festivo servì a diffondere ulteriormente il culto.
Nel ricordo dell’aiuto da lei prestato contro l’eruzione dell’Etna, la Santa viene invocata contro gli incendi ed i terremoti.
E’ diventata, poi, patrona dei fonditori e di coloro che lavorano negli altiforni e nelle miniere.
Nel tardo Medio Evo la troviamo fra le Sante che vengono invocate soprattutto per le malattie del seno.
Don Angelo