Via Crucis – Quaresima 1988 – 14. GESU’ POSTO NEL SEPOLCRO

dipinto e foto di Gianfranco Battistella

Pres.: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.

Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett.: Non ammireremo mai abbastanza la premura e la delicatezza di Giuseppe d’Arimatea che vuol farsi perdonare le sue debolezze.

Ci vuole sempre un peccatore per accelerare il Bene. Un panno pulito, una tomba nuova. Qualcosa di puro affinchè porti l’importanza di Gesù.

Come per Veronica, la delicatezza è pagata da Gesù con un dono. Il sudario e la sindone sono soprattutto un documento di carità.

Giuseppe ha ceduto la sua stessa tomba. Non pensava che, a distanza di tre giorni, Egli gliela avrebbe restituita gloriosa: l’Amore non conosce la corruzione.

Giuseppe e gli apostoli non ricordavano ciò che aveva detto Gesù, ma i sommi sacerdoti e i farisei si recarono da Pilato:

“Ci siamo ricordati che quel seduttore, mentre viveva ancora,

disse: dopo tre giorni risusciterò. Ordina, dunque, che il 

sepolcro sia custodito e sigillato. Che non capiti che i suoi

discepoli vengano notte tempo a rubarlo e dicano al popolo

che è resuscitato dai morti!”.

Gesù è un seduttore che allarma anche da morto. La sua parola fa paura anche quando è sepolta nella nostra acida spiritualità.

E’ la prima volta che si vigila un sepolcro per paura della vita. Sono maestri di inganno e non possono vedere negli altri che degli ingannatori. Spiegano ogni cosa con l’inganno, come con l’inganno si reggono e dominano.

Mettono delle guardie perché è comodo agire usando altre persone, è comodo fare i mandanti nascosti. Se i capi farisei avessero vigilato personalmente avrebbero visto, sentito ….. è comodo stare lontani non vedere, per non toccare con mano la realtà.

L’uomo è in grado di assicurare soltanto la morte perché la morte è cosa sua, lo stipendio del suo peccato. Può, quindi, custodire, sigillare un sepolcro fino a quando è un sepolcro di morte.

Quando albeggia la Pasqua, l’uomo ridiventa la creatura che adora il mistero di quella bontà che costruisce sulle rovine del nostro egoismo. Un sepolcro che si spalanca per lasciar passare la vita ci dà la certezza che l’ultima parola anche qui, in terra, è detta da Cristo.

Pres.: Perché la morte di Cristo sia per noi garanzia di vita, di risurrezione e di salvezza, preghiamo.

Tutti: Signore, ascolta la nostra supplica!

Pres.: Perché possiamo partecipare, nell’esperienza del nostro quotidiano, al mistero della morte e della risurrezione di Cristo, preghiamo.

Tutti: Signore, ascolta la nostra supplica!

Pres.: Perché possiamo dare a Dio, che per primo ci ha amati, il segno della nostra intima partecipazione al suo disegno di salvezza, preghiamo.

Tutti: Signore, ascolta la nostra supplica!

Tutti: Fa che porti in me la morte

di tuo figlio crocifisso

e l’amore suo per me.

Santa Madre del Signore

le sue piaghe dolorose

segna tu dentro di noi.



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