Ogni uomo vale per quello che è e non per quello che può fare
E l’essere dell’uomo è tale perché riflette nel suo volto il volto di Cristo
Chi è grande agli occhi di Dio?
E’ veramente utile!
Carissimi, ho ricevuto questa testimonianza di un papà che vive accanto al figlio handicappato come un dono per la sua vita e per la salvezza di tutti.
E’ una grande domanda che ci viene rivolta: che valore ha per noi la vita? Chi serve veramente all’umanità?
Ricorderò sempre la prima settimana passata come vice parroco a San Carlo alla Cà Granda presso l’Ospedale Maggiore di Niguarda.
Uno dei primi incontri è stato con un ragazzo handicappato. Il primo incontro con Angelo Colombi è stato drammatico: era una lamento della mamma ad una recriminazione per essere stati abbandonati in solitudine dalla Parrocchia. Mi chiesero di portargli l’Eucaristia. La mia risposta fu forse dura: quando accetterai la tua infermità, come offerta per la salvezza di tutti e soprattutto dei miei giovani telefonami.
Non passò una settimana e arrivò la richiesta di iniziare un cammino di fede. Adagio, adagio, è diventato il primo testimone di Cristo che si offre per la salvezza, per richiamare, cioè tutti al valore inestimabile della vita. I nostri giovani hanno cominciato a frequentarlo ed è stato l’inizio dell’insorgere in loro il desiderio di offrire la propria vita perché il mondo potesse superare le contraddizioni che incominciavano a nascere nella pretesa di cambiare il mondo con la rivoluzione. Erano gli anni 63-74 nascevano così tante vocazioni al sacerdozio e alla vita claustrale. Ricordo che venne il Cardinale ed i giovani portarono in barella Angelo all’altare per assistere alla Santa Messa. All’uscita della Chiesa Parrocchiale la mamma si sentì rimproverata e le dissero:
“invece di portarlo in Chiesa gettalo nel fiume che passa di fianco alla Chiesa!” Chi veramente era innamorato di Gesù, quelli che frequentavano la Santa Messa senza imparare il dono di Cristo “ Fate questo in memoria di Me” o Angelo, la mamma e i nostri giovani?
Realisticamente i giovani, Angelo e la mamma. Anche il Prevosto mi ha pregato di non portare più Angelo in Chiesa altrimenti avrebbe perso gli altri fedeli. Quando andò il Card. Carlo Maria Martini a trovarlo gli porse l’anello da baciare. Angelo gli disse: “no, voglio baciare il suo crocifisso” e il Cardinale tolse l’anello e gli pose il crocifisso. Quando andò in Africa a visitare la Missione Cattolica Ambrosiana, Martini parlò entusiasticamente di lui.
Oggi è in paradiso con il suo Gesù ed è in atto una richiesta di beatificazione.
Carissimi, quale valore ha la vita, quale valore ha l’handicap accanto a noi? Mi ricordo sempre di Maria, la Madre di Gesù che nell’incontro con la cugina Elisabetta ebbe a dire nel Magnificat:
“ Ha guardato la piccolezza della Sua serva
Ed ha fatto in me grandi cose”.
Davvero: chi è l’handicappato? Noi che non accogliamo la vita come dono, noi che pretendiamo di essere fisicamente perfetti o chi, accogliendo la propria condizione serve la Chiesa ed il mondo con l’offerta di sé stesso?
Caro Angelo, Grazie a te, mi ricordi che tutti gli ammalati sono Cristo che soffre ancora oggi per la salvezza del mondo indifferente alla vita ed alla bontà di Dio.
Con affetto Don Angelo