Via Crucis di tutti noi – 9a Stazione

disegni e foto di Gianfranco Battistella (Via Crucis per il Monastero delle Trappiste Nostra Signora della Moldava -Arcidiocesi di Praga- Repubblica Ceca)

Nona stazione: terza caduta.

Ancora a terra, tutto regolare.

“Guardai, nessuno aiutava; 

osservai stupito: nessuno mi sosteneva” (Is 63,5)

C’è il rischio dell’abitudine. Non ci si stupisce più. E’ normale che, un uomo, in quelle condizioni, non riesca a reggersi in piedi e si afflosci come un sacco vuoto.

Gesù pare voler piantare la croce proprio in quel punto. La terra deve sembrargli accogliente per la sua sfinitezza mortale, quasi avesse un “cuore di carne”, a differenza degli uomini. E pare che Lui guardi soltanto verso di essa, come se la implorasse. Ormai non si aspetta più nulla dai cosiddetti “umani”.

Ed è probabile che, a questo punto, lo sgherro, secondo quanto vediamo in certi quadri, alzi la frusta, allo stesso modo che si fa nei confronti di un animale riottoso, per disincagliare il carico che è sprofondato.

Tutto regolare, il cammino deve riprendere, guai a lasciarsi commuovere da certe cose. Ci si rassegna sempre in fretta alla solitudine di chi è abbandonato da tutti.

E’ un fatto scontato che certi individui incappino in una serie continuata di disgrazie.

Normale che un bambino africano muoia di fame; che da quelle parti si continui a sparare; che quel poveraccio non trovi una casa o un lavoro; che la ragazza madre si arrangi da sola; che il detenuto marcisca in una cella; che milioni di bambini brasiliani abbiano quale abitazione la strada e molti di loro vengano eliminati brutalmente tanto sono soltanto piccoli delinquenti.

Che un vecchio consumi con il proprio alito i vetri della finestra nell’assurda speranza di vedere qualcuno.

Che chi non ha soldi non possa comprare neppure ciò che noi buttiamo nella pattumiera; che si impedisca a un torturato di disturbarci coi suoi urli bestiali.

Tutto regolare.

Come è regolare che i nostri bambini frequentino il medico ad evitare spiacevoli conseguenze per le troppe abbuffate; che il nostro portafogli diventi sempre più gonfio; che non sappiamo mai scegliere tra le innumerevoli cose superflue cui non possiamo assolutamente rinunciare; che nello stesso banco in chiesa ci sia lo sfruttato e il ricco egoista con la coscienza che sta buona buona …

Normale che ciascuno badi ai propri interessi. Regolare l’ingiustizia, l’esclusione del più debole, la sopraffazione del potente, lo spreco più sfacciato, l’egoismo, la disonestà, la menzogna spudorata, l’indifferenza, lo scandalo più disgustoso, il traffico turpe.

Il mondo va avanti regolarmente – ormai esso pure ci ha fatto l’abitudine -, anche se c’è qualcuno che non ce la fa più a stare in piedi.

Tutto normale, purché ci sia sempre un condannato che paga per tutti. La sofferenza, si sa, è inevitabile, specialmente quella dell’altro.

Ognuno di noi, nella vita, ha i propri guai. E non è il caso di andarcene a cercare altri supplementari a casa del prossimo. E Lui, che cade per la terza volta (ma, forse, abbiamo perso il conto), che continua a strascicarsi per terra, pare proprio sia venuto a cercarseli i guai.

Non vorrà mica scavarsi la fossa con le proprie unghie, coi propri denti? Sarebbe di pessimo gusto.

Forse Gesù, con la faccia stampata sul terreno, intende farci capire che Lui si ostina a rimanere quaggiù nonostante tutto. Che aspetta qualcosa di buono, di “umano” da noi.

Ha scelto la terra, e non intende muoversi, fintantoché qualcuno non decida che quella situazione non è normale. Che non è regolare essere sordi, muti, insensibili, distratti. Che non è stabilito che un uomo debba sempre comportarsi da non-uomo.

E’ Lui l’ultimo illuso. L’ultimo capace di un’attesa interminabile. L’ultimo così ingenuo da aspettarsi qualcosa di “diverso” da noi.

Ha tagliato i ponti dietro di sé. Non può, non vuole tornare in cielo. Non intende più rifugiarsi tra gli angeli. Ha scelto la terra, sembra non abbia alcuna intenzione di muoversi da lì, nonostante la frusta dell’aguzzino.

Ha deciso che, ormai, la sua dimora fissa non può essere che il cuore dell’uomo, ed è in quel luogo che vuole stabilirsi.

Forse ha ragione Lui nella sua speranza impossibile.

Chissà che, almeno una volta, invece della frusta non si posi sulla schiena spezzata e piagata, o sul volto disfatto, una carezza … 

Preghiera

Signore, quando sollevi il volto, smarrito, dalla Tua ennesima caduta, voglio che Tu possa aggrapparti al mio sguardo carico di sofferta e amorosa partecipazione.

Rendimi attento e presente alle innumerevoli creature che stanno attraversando il tunnel della solitudine.

Che la mia mano sia sempre pronta a esprimere il gesto dell’amicizia, senza cadere nella tentazione di innalzare barriere di separazione, rifiuto, discriminazione, o anche soltanto indifferenza. 

Dammi la consapevolezza che chi è precipitato in basso, rotolato a terra, ha bisogno di qualcuno che si metta alla sua stessa altezza e quindi affronti il rischio di abbassarsi.

Gesù, fammi capire che per diventare cristiani, bisogna, prima di tutto, essere umani.

Converti, se ci riesci, il mio cuore di pietra in cuore di carne.

Amen.

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